È stato l’appalto più importante di Expo 2015, la struttura su cui è stata costruita materialmente l’Esposizione Universale. Che ora viene giù. Quanto trascinerà nel fango anche Beppe Sala è presto per dirlo, ma è una indagine destinata ad aprire altri filoni, perché dentro alla Piastra ci sono tutti gli appalti e subappalti di Expo. Lì sono già state scoperte aziende indagate per mafia e ‘ndrangheta. Ora i magistrati della Procura Generale chiedono altri sei mesi per indagare, dopo che per quattro anni troppo poco è stato fatto.

La gara per la Piastra la vince a luglio 2012 una cordata di aziende capeggiate dalla Mantovani, il colosso veneto al centro dell’inchiesta sul Mose di Venezia. Vince con un ribasso record del 42%, offrendo 100 milioni in meno rispetto alla base d’asta di 272 milioni di euro. Un ribasso che fa alzare le antenne a molti osservatori, dai No Expo ad un allora molto interessato presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Si apre uno scontro su quel maxi ribasso, da una parte ci sono Beppe Sala e la società Expo, dall’altra Formigoni e l’allora direttore generale di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni. Quest’ultimo, poi arrestato nel 2014 nell’ambito di un’altra inchiesta Expo, avrebbe voluto che i lavori andassero a Impregilo, seconda classificata.
Beppe Sala è accusato di falso ideologico e materiale, reato che avrebbe commesso il 30 maggio 2012. L’ipotesi del sostituto procuratore generale Felice Isnardi è che Sala abbia falsificato un documento, retrodatandolo.

E’ un particolare non nuovo, la retrodatazione era emersa in un allegato della Guardia di Finanza all’inchiesta Expo su Infrastrutture Lombarde, ma non era stato valutato come filone su cui spendere ulteriori indagini. Sala non venne mai convocato a chiarire, la procura di Milano era guidata da Edmondo Bruti Liberati. Sala sarebbe quindi accusato di aver retrodatato il documento di sostituzione di due membri della commissione aggiudicatrice dell’appalto sulla Piastra. Perché? Perché erano “incompatibili”, non avrebbero potuto stare in commissione. Ma i tempi erano troppo stretti per rifare la gara.

Gli investigatori registrano alcune telefonate fino al 30 maggio 2012 in cui emergono perplessità su queste incompatibilità e quindi la necessità di sostituire quei due membri. Il 17 maggio 2012 Sala firma il verbale di nomina dei quattro “commissari supplenti”, in sostituzione dei membri incompatibili. Per i magistrati è l’incongruenza su cui indagare, da cui il falso “ideologico” e “materiale”. Scrive la Guardia di Finanza: «Nulla vieta che la stazione appaltante (Expo Spa, ndr) possa nominare dei supplenti in sostituzione dei commissari impossibilitati a presenziare, anche per incompatibilità, alle operazioni di gara. (…) Non si può fare a meno di rimarcare i metodi palesemente artificiosi adottati per la loro sostituzione, considerato che i verbali attestano circostanze non corrispondenti alla realtà».
Scrive ancora la Gdf: «È chiaro l’intento di evitare di dover annullare la procedura fin lì svolta per poi riprenderla dall’inizio attraverso la nuova nomina di nuovi commissari».

Un’inchiesta avviata come un diesel quattro anni fa dall’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo, e finita poi al centro dello scontro tra Robledo stesso e il suo capo Edmondo Bruti Liberati. Quest’ultimo tolse Robledo dalle indagini, che ieri ha replicato così: «Finalmente la magistratura si è ripresa la sua veste istituzionale, liberandosi dalle influenze della politica». L’Esposizione Universale andava fatta e in tempo. Il comportamento di Sala viene giudicato in quel documento «non irreprensibile e lineare» e sul quel maxi sconto del 42% non vennero fatte ulteriori verifiche. Con Expo la gestione emergenziale è diventata normalità. Il grande evento è stato costruito derogando 82 norme del codice degli appalti pubblici, la metà dei lavori sono stati affidati senza gara. Sala era commissario del governo e ha fatto Expo con poteri commissariali arrivati dal governo. Se la responsabilità penale è personale, e presto sapremo se le accuse saranno archiviate o no, politicamente è una storia che chiama in causa tutti gli Expo governi, ultimo quello Renzi che ha incoronato Sala prima commissario e poi sindaco di Milano.