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Come si promuove «la parola poetica»? Da noi, a fronte di una offerta di iniziative con tagli irriducibilmente diversi si riscontra forse la mancanza di una manifestazione in grado di elevarsi o differenziarsi come modello. A questo proposito guardare a quanto succede appena fuori dai nostri confini può essere utile.
In Svizzera, a Lucerna, c’è Woerdz (woerdz.ch), un festival internazionale di spoken word, il solo nell’area tedesca e allo stesso tempo un progetto di cui gli organizzatori non nascondono le ambizioni internazionali, in termini di relazioni con altri festival esteri e di star straniere (quest’anno, Laurie Anderson e P. J. Harvey).

Per saperne di più abbiamo incontrato uno dei maggiori animatori della manifestazione, il poeta e scrittore André Schürmann. «Abbiamo iniziato nel 2001, con una serie di letture di poesie con cadenza mensile a Lucerna. Il luogo di riferimento era il Théâtre La Fourmi, oggi scomparso. Dopo alcuni anni è stato il comune a chiederci se fossimo disponibili a organizzare un festival internazionale di spoken word, offrendo un finanziamento importante. Lucerna è una città di festival, rinomata per la musica classica ma anche, per esempio, per una rassegna di fumetti. E ora, da due anni, c’è anche Woerdz».

Schürmann poi va più nello specifico. «Le scelte, prima di tutto. Cerchiamo di portare sul palco i più importanti poeti svizzeri recenti. Un criterio è la pubblicazione nell’anno del festival. Arriviamo così a una selezione di nove poeti svizzeri, organizzati in gruppi di tre al giorno, sul palco uno dopo l’altro e con mezz’ora di tempo. C’è poi un’altra sezione per cui commissioniamo tre lavori inediti. Mettiamo insieme per tre volte due artisti diversi che non si conoscono e a cui chiediamo di lavorare a un pezzo inedito in base a un tema. Quest’anno era la quinta lingua della Svizzera. Poi c’è il momento del poetry slam e quello gli ospiti stranieri, iniziato due anni fa con Patti Smith». Una rassegna un po’ vetrina e un po’ laboratorio. «Abbiamo un pubblico diverso in relazione alle differenti sezioni. Arrivano da tutte le parti della Svizzera – in particolar modo dall’area tedesca – ma pochissimo da fuori il territorio elvetico. Un altro elemento è il fare network. Per ora, non abbiamo lavorato con altri festival di letteratura per così dire tradizionali, ma due anni fa abbiamo collaborato con un’importante kermesse di Chicago».

non mancano anche sull’aspetto del workshop. «È una questione di società e professionalità. La spoken word viene riconosciuta come arte e così abbiamo ottenuto ottimi finanziamenti da città, Cantone e fondazioni private. Paghiamo perciò tutti e sono buonissimi compensi. Inoltre, c’è una relazione fluida tra festival ed editoria, con pubblicazioni a seguito dell’iniziativa. Questo perché c’è un ottimo editore di spoken word in Svizzera che è di base a Lucerna ed è parte dell’organizzazione, Matthias Burki. La sua casa editrice si chiama Der gesunde Menschenversand