Sarà stato un sogno per i Laibach ritrovarsi in Corea del Nord, circondati da uno stuolo di coreani preoccupati che li osservavano e scortavano ovunque, trattati come nemmeno i Rolling Stones. Avranno assaporato il brivido, forse non del tutto sconosciuto, del potere immenso che teme la reazione incontrollabile dovuta a un concerto. Che palpito anche solo pensare che la musica possa, ancora e in qualche modo, sovvertire l’ordine costituito. Parliamo di un altro mondo. Satolli di Amici e X Factor e comunque e sempre reality view, ormai la paura degli effetti della musica non ce la ricordiamo più.

E tanti neppure sanno di cosa si stia parlando. Un altro mondo, appunto, ed è quello che il documentario Liberation Day di Morten Traavik cerca e racconta. Traavik, personaggio narratore del film, praticamente sempre in video, e fan di vecchia data del gruppo, racconta la vicenda della prima esibizione rock mai avvenuta in Corea del Nord. Noi qualunquisti ci saremmo aspettati, per dirne una, gli U2 o per l’appunto i già citati Rolling, ma non avrebbero avuto lo stesso, allineatissimo, appeal.

Il gruppo industrial sloveno usa la strategia della sovra identificazione. In pratica utilizza l’estetica nazi tipica dell’avanguardia degli anni ‘20 non con una presa di distanza ironica, bensì con una totale affermazione della medesima, proprio in questo si cela il suo significato esistenziale: «l’articolazione affermativa è sovversiva, poiché è nelle verità nascoste dell’ordine simbolico che sono inscritti i punti di rottura». Insomma, vecchi mondi che s’incontrano, necessari reciprocamente in una dialettica che il resto della terra non ritiene particolarmente interessante, e che in qualche modo dialogano. Un film godibile, musicalmente interessante, molto auto referenziato, Liberation Day è il fiore all’occhiello di Maurizio Pisani, Direttore del Seeyousound International Music Film Festival di Torino, giunto alla sua terza edizione.

Into the groove è la sezione, di sei titoli, curata personalmente da Pisani. Il riferimento non è la canzone di Madonna ma sono i solchi del vinile a dare la suggestione: «Into the Groove è la sezione più anarchica e trasversale del festival, nata per colmare un vuoto» racconta Pisani «per dare spazio alle pellicole più pop che non trovavano collocazione all’interno del festival». L’anno scorso fu la volta di Al Pacino mentre quest’anno ci sarà Born to be blue, film che racconta il ritorno sulle scene di Chet Baker, interpretato da Ethan Hawke.

La soddisfazione più grande è però: «Aver strappato alla folta concorrenza la premiere nazionale di Liberation Day. Un accordo ottenuto dopo un’interminabile triangolazione tra me, il regista e la Wanted Cinema che distribuisce in Italia il film. L’ho voluto perché è provocatorio, ben fatto stilisticamente e lascia intravedere piccoli sprazzi di una Nord Corea non allineata alle bizze di Kim Jong-un».

Dall’essere partito dalle idee di pochi appassionati, Seeyousound è un festival che in poco tempo è riuscito ad ampliarsi molto accrescendo sia i giorni di programmazione, quest’anno sono 9 (27 gennaio – 4 febbraio), sia il numero delle rassegne e anche i lungometraggi in concorso. Non mancano anche momenti di approfondimento con panel, workshop, showcase, dj set e anche una graphic novel su Syd Barret. Info: www.seeyousound.org