Il debutto sul palcoscenico scaligero, nel 1904, fu un fiasco: risate e mugugni in sala, le critiche l’indomani che stroncarono l’opera liquidandola come troppo lunga e poco originale. Eppure il suo autore, Giacomo Puccini, ai detrattori rispondeva con fermezza: «Non riusciranno a seppellirmi né ad ammazzare la mia Butterfly la quale risorgerà e sarà più di prima».
Ed ecco che oggi, alle ore 18.00, Madama Butterfly torna alla Scala, nella versione originale di quel lontano 1904 per inaugurare la stagione, uno dei grandi eventi, e non solo del capoluogo lombardo che ne viene invaso, vetrina di celebrità e di proteste. Anche se quest’anno la crisi politica ha svuotato il palco reale: ieri il Quirinale ha annunciato con una nota che il presidente Mattarella non sarà alla prima come il presidente del senato Piero Grasso e il ministro dei beni culturali Dario Franceschini. Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, aveva già disdetto la sua presenza da qualche giorno. Saranno invece ospitati nel palco reale quattro abitanti delle zone terremotate. Si tratta di persone delle zone di Arquata e Accumuli invitate dal comune di Milano che saranno anche alla cena di gala dopo teatro alla Società del Giardino.

 

 

La direzione è affidata a Riccardo Chally, la regia è di Alvis Hermanis che firma anche le scene insieme a Leila Freita. Nei ruoli principali cantano Maria José Siri (Cio-Cio-San), Annalisa Stroppa (Suzuki); Bryan Hymel (Pinkerton), Carlos Alvarez (Sharpless) – repliche il 10, 13, 16, 18, 23 dicembre; 3 gennaio, 8 gennaio. La prima sarà in diretta su Raiuno ma anche in molte sale cinematografiche d’Italia www.allopera.com).

 

 

Puccini, assente dalle inaugurazioni scaligere dal 7 dicembre 1983, quando andò in scena la Turandot, fu accusato con la Butterfly di essere monotono, di «abusare» del tocco giapponese per mascherare la scarsa efficacia del dramma. La geisha abbandonata che si uccide per amore insomma aveva lasciato indifferenti gli appassionati dell’inizio del secolo scorso.
«La riproposizione oggi della prima edizione del 1904 deve essere intesa come un risarcimento doveroso al compositore dopo il cattivo esito di quella prima, ma soprattutto come una preziosa occasione di scoperta …» ha dichiarato Chailly. Per lui come per Hermanis, che ha guardato per la sua regia alla tradizione del Kabuki, questo allestimento è quasi una sfida. Rieseguita a volte altrove, questa versione infatti non è mai più tornata a Milano. Tra le differenze, la principale riguarda il personaggio di Pinkerton che appare più rude così come Kate Pinkerton non nasconde di voler sottrarre alla giovane donna giapponese il bimbo. E anche la società giapponese viene descritta in modo più critico.