I tempi, i modi e le implicazioni generali dell’ingresso del Messico nel mondo del libero commercio rappresentano un vero contributo alla comprensione di questo tipo di processi. Per via della trasformazione della struttura produttiva del paese e della legislazione che ha indotto; per capire la genealogia dell’economia criminale e del narcotraffico.

…In particolare:

a) la deindustrializzazione di un’area manifatturiera relativamente importante, sostituita da un aggressivo investimento transnazionale nel settore maquiladores e in quelli strategici ;
b) l’agricoltura tradizionale e la sovranità alimentare che esisteva prima del Trattato è stata trasformata in agricoltura per l’esportazione, con la conseguenza che oggi il Messico importa dieci milioni di tonnellate di mais;
c) acquista un significato simbolico,in questo contesto,la sparizione, espressamente richiesta dal Trattato, dell’ejido (l’uso collettivo delle terre), base fondamentale dell’organizzazione sociale messicana;
d) la disoccupazione reale è stata coperta dall’estensione del lavoro precario (3 su 4 lavoratori) e dall’emigrazione:12 milioni e 200.000 dall’entrata in vigore del Trattato, di cui 10 milioni e 640.000 negli Stati Uniti. Ma anche dall’assorbimento di molti nell’economia criminale, il narcotraffico, che secondo stime accademiche rappresenta il 40% del Pil.

Nel caso del Messico il disarmo dello stato di fronte all’aggressione degli interessi delle multinazionali indotta dal Trattato ha acquistato proporzioni tragiche. Di fatto è scomparso lo spazio del diritto pubblico, lo stato si è convertito in un promotore e certificatore delle operazioni private degli investitori. Particolarmente grave è stato l’accelerato smantellamento della Costituzione varata nel 1917, esito della Rivoluzione.

Anche la produzione della droga ha le sue origini nella storica dipendenza del Messico dagli Stati uniti: la produzione dell’oppio, originariamente introdotta dagli immigrati cinesi che ne facevano un uso personale, cambiò di scala durante la guerra, per via della richiesta di morfina necessaria al fronte e mentre le risorse asiatiche non erano più disponibili. La richiesta si prolungò in occasione delle guerre di Corea e del Vietnam, e la produzione di oppio e di mariujana si estese in particolare nelle terre di Sinaloa, Durango, Chihuahua. I responsabili della commercializzazione, divenuta illecita, erano cacicchi locali strettamente collegati alle autorità del luogo che col tempo sono diventati veri e propri «cartelli» (quello di Tijuana, di Juarez e del Golfo i più noti) che si sono rapidamente collegati con i cartelli colombiani entrando nel traffico di cocaina. L’estensione della loro rete è stata tale da acquisire un ruolo decisivo nell’elezione di sindaci e deputati, infiltrando l’intero sistema politico a livelli sempre più alti.

La sovranità alimentare

…Nel 1971 il Messico esportava mais.Oggi se ne importano circa dieci milioni di tonnellate. A questo dato bisogna aggiungere la penetrazione del mais transgenico promossa dalle grandi imprese del settore, con l’appoggio decisivo dei governi messicani e di una parte della comunità scientifica. La legge sulla «biosicurezza degli organismi geneticamente modificati» del 2005 e quella successiva sulla «Produzione, certificazione, e commercializzazione delle sementi», sono colpevoli della contaminazione del mais indigeno.

Secondo la documentazione raccolta in occasione dell’udienza preparatoria di questo processo, tenuta a Città del Messico dal 19 al 21 novembre 2013, «la imposizione di un modello agroindustriale intensivo – di cui il transgenico costituisce un fattore determinante – da parte dello stato messicano e da parte delle grandi imprese transnazionali come Monsanto, Dupont, Syngenta, Bayer, Dow e Basf, non solo costituiscono un attacco alla cultura ma anche un vera guerra contro la sussistenza, facilitata dal varo di leggi che colpiscono l’agricoltura contadina indipendente.

Crimini contro l’ambiente

…Colpevoli sono stati riconosciuti anche un lungo elenco di imprese transnazionali, giacché non è ammissibile che esse siano considerate responsabili solo per i delitti commessi nel territorio nazionale in cui hanno sede e non anche nei territori esteri dove si trovano ad operare. Analoga responsabilità va ascritta agli stati entro cui tali imprese hanno sede. E infine responsabilità anche delle Istituzioni internazionali per omissione del dovuto controllo.

Secondo l’Instituto Nacional de Geografia, nei vent’anni successivi al Nafta, il Messico ha perso il 34,68% dei suoi boschi e delle sue foreste. Le denunce a questo tribunale per problemi ambientali che avvantaggiano le imprese nazionali e transnazionali sono 211 e riguardano 433 comuni di 21 stati. Alcune di queste denunce come nel Michoacán o nel Guerrero riguardano strade di grande afflusso o luoghi di sfruttamento di risorse naturali e la criminalità organizzata. Le aggressioni ambientali più frequentemente segnalate includono la distruzione di fonti di acqua, boschi e vita contadina, il supersfruttamento delle falde freatiche e la contaminazione ambientale con agrotossici o la contaminazione transgenica, che ha generato una richiesta di misure cautelari al sistema giuridico messicano che costituisce una delle poche eccezioni nella tutela giuridica della protezione della vita e dell’ambiente. Tutte queste lotte hanno provocato frequenti forme di persecuzione ai difensori dell’ambiente con detenzioni arbitrarie e anche assassinii.

Casi di sterminio

…In Messico i massacri sono stati frequenti, definiti come attacchi a un gruppo con un numero di 5 o più vittime in uno stesso attacco, tanto da parte delle forze statali che da altri soggetti armati. Nelle Audizioni si sono ricordati, tra gli altri, i casi dei massacri di Ocosingo, San Cristóbal e Chicomuselo Chiapas (durante il gennaio del 1994 e nel 1995), il massacro di Aguas Blancas, nel Guerrero (28 giugno del 1995), il massacro di Acteal, Chiapas (22 dicembre del 1997), il massacro del Charco, Guerrero (7 giugno 1998), il massacro del Bosque in Chiapas (10 giugno 1998).

Altri attacchi contro gruppi si sono verificati nel corso del tempo mostrando una linea di continuità, come, tra l’altro, la repressione e gli omicidi di Atenco (2001 e 2006), la repressione al movimento dei maestri a Oaxaca e la successiva repressione del movimento popolare di Oaxaca con oltre 20 omicidi (intorno al 2006), la repressione contro le comunità indigene di Cherán e Ostula, Michoacán, con oltre 10 omicidi (tra il 2011 e il 2012) così come la repressione alla lotta contro la miniera canadese, San José del Progreso, Oaxaca con due omicidi e vari feriti (durante il 2012). E ha una matrice di stato, più di recente, il massacro nella comunità rurale di San Pedro Limón, nel comune di Tlatlaya, Stato di México, dove furono uccise 22 persone il 30 giugno di questo stesso anno 2014.

…Dopo aver richiamato le sentenze pronunciate a conclusione dei processi sulla situazione di impunità dei crimini in Colombia (2008) e per i crimini di lesa umanità in America latina (1991), il Tribunale Permanente dei popoli dichiara che i giudizi espressi in quei casi sono pienamente applicabili al caso del Messico.

Le colpe dello stato

Secondo i dati di Amnesty International, fra il 2006 e il 2012 sono state avanzate 7.441 denunce per abusi commessi dalle Forze Armate, cui sono seguite solo 27 condanne; secondo fonti ufficiali messicane nel 2013 solo nel caso del 6,2% dei delitti commessi è stato individuato il colpevole.

Lo stato messicano è il principale responsabile della violazione dei diritti delle vittime e dei loro familiari che hanno visto restare impuniti i colpevoli dei delitti che li hanno colpiti, per la scandalosa mancanza di rispetto nei loro confronti, per la rivittimizzazione che assai spesso subiscono quando chiedono conto della violazione del loro diritto alla verità, alla giustizia, alla riparazione.

A fronte di una crisi istituzionale e di legittimità dello stato messicano, che va configurandosi ormai da molto tempo, come ha dimostrato quanto è accaduto nell’ultima settimana con il caso di Iguala, il Tribunale, constata la necessità imperiosa di procedere alla rifondazione del Messico, a partire da parametri nuovi che includano il riconoscimento pieno ed efficace dei diritti umani, dell’identità e dei territori dei popoli indigeni secondo quanto affermato negli Accordi di San André, nonché il riconoscimento del ruolo giocato dalle donne in questo processo. Si tratta di raddrizzare la deviazione del potere orientato all’imposizione di un modello insostenibile che condanna alla dipendenza,alla povertà, all’emarginazione,alla violenza sociale la grande maggioranza della popolazione.

(a cura di Luciana Castellina)