Il giorno dopo il voto berlinese, Sigmar Gabriel, segretario Spd e vicecancelliere, ha vinto un’importante battaglia politica interna al suo partito. L’assemblea nazionale dei delegati socialdemocratici, riunita ieri pomeriggio a Wolfsburg, ha dato il via libera al Ceta, il trattato di libero scambio fra Unione europea e Canada. La Spd non si metterà di traverso: il governo della Germania firmerà insieme agli altri esecutivi dell’Ue l’accordo sul commercio contro il quale erano scese in piazza oltre duecentomila persone in 7 città tedesche lo scorso sabato.

Nulla da fare per gli oppositori, che pure si erano presentati all’appuntamento agguerriti e organizzati: alla fine la mozione della dirigenza, favorevole alla firma del trattato, è stata approvata con il 66% dei voti. Più o meno quella che i commentatori consideravano la soglia critica per Gabriel: una vittoria più risicata l’avrebbe indebolito come leader del partito proprio alla vigilia dei mesi decisivi in cui la Spd dovrà decidere chi sarà il suo candidato cancelliere. Posizione alla quale aspira, ovviamente, l’attuale numero uno.

Nella conferenza stampa a conclusione dell’assemblea, Gabriel, visibilmente soddisfatto, ha difeso il trattato come «strumento necessario per dare finalmente regole alla globalizzazione economica». Le cose non stanno come dicono i critici, è stato il leitmotiv: «Il nuovo testo del Ceta non prevede i tribunali arbitrali, consente il ritorno in mano pubblica di servizi in precedenza privatizzati, rispetta in pieno i diritti dei lavoratori». Il merito dei miglioramenti – ha riconosciuto Gabriel – è anche del governo canadese guidato da Justine Trudeau, che avrebbe impresso una svolta «sociale» in materia di commercio internazionale rispetto all’esecutivo precedente. «Non è un mistero che gli Usa non hanno gradito», ha sottolineato il leader Spd: nella sua rappresentazione, il Ceta non c’entra nulla con il Ttip, sul quale continua a porre lui stesso il veto.

Gli eventuali partner di un governo progressista, Linke e Verdi, sono di altro avviso, e la decisione dell’assemblea della Spd non aiuterà nella tessitura della possibile alleanza. E tuttavia, alcuni segnali si possono interpretare come uno sforzo della leadership Spd di non inimicarsi troppo il movimento (e i partiti) che dicono «no» al Ceta. Ad esempio: Gabriel ha sottolineato il ruolo di mediazione che nell’assemblea ha ricoperto il segretario generale della Dgb, la potente confederazione sindacale unitaria. Le sue bandiere erano in piazza sabato scorso, ed evidentemente le rassicurazioni del vicecancelliere sono state ritenute una risposta sufficiente alle richieste dei manifestanti.

Non solo: Gabriel, affiancato dal presidente dell’Eurocamera Martin Schulz, ha insistito sul fatto che, dopo la firma dei governi, toccherà ai parlamenti (europeo e dei singoli stati Ue), e quindi «saranno possibili ulteriori miglioramenti».