Il cinema odia le donne dappertutto tranne che in Svezia: dal paese con il primo governo femminista al mondo arriva al Festival di cinema e donne di Firenze un seminario per rendere l’industria cinematografica più paritaria.
Dall’Australia una trentina di anni fa scoprimmo per la prima volta proprio qui che non era una vergogna parlare di finanziamenti, di denaro. Del resto il Laboratorio Immagine Donna che organizza il Festival è attivo fin dal 1977, in Europa il Festival più antico che è stato seguito come esempio solo anni più tardi da manifestazioni simili nel resto dell’Europa. E solo molto recentemente (nel 2013) anche al Sundance sono emersi studi di genere dall’Università di San Diego.

Ora che l’impressione è di essere tornate più o meno al punto di partenza nonostante la nuova Legge sul cinema, ecco che le svedesi ci indicano la strada militante. Il segreto è fare attenzione ai numeri, e in questo può aiutare il Rapporto sul Mercato e l’Industria del Cinema in Italia pubblicato dalla Fondazione ente dello Spettacolo nel 2014.

Una sintesi ci dice che su 100 registi in Italia solo 7 sono donne, sul 42% di studenti di cinema solo il 25% delle diplomate e laureate lavora in questo campo e i finanziamenti vengono dati solo per l’11%. «Dobbiamo iniziare a contare» suggerisce la svedese  Ellen Tejle, diventata una militante conosciuta in tutto il mondo per il suo studio di genere riferito all’industria cinematografica con seminari tenuti in Cina, Latinoamerica, Europa. Ricorda come nel suo paese il 50% dei finanziamenti devono andare per legge a registe, produttrici, sceneggiatrici e come nonostante questo le donne continuano a guadagnare meno.

Quindi la situazione è globale e non resta che affrontare e combattere gli stereotipi fin dalla più tenera età per cambiare le mentalità e raggiungere la parità assoluta.
L’industria cinematografica tende a perpetuare la discriminazione di genere, ma esiste un test chiamato Bechdel Wallace che indica immediatamente se un film merita di ottenere l’approvazione femminista con tre semplici requisiti: se ci sono almeno due donne indicate per nome, se parlano tra di loro, se parlano di un argomento che non siano gli uomini.

Un film che ottenga risposta affermativa ottiene il marchio «A» (approvato), da apporre in cartellone (un criterio adottato da molti Festival).
Su bechdel-test.com oltre 6500 film hanno ricevuto il marchio, ma sono ben lontani dal riceverlo i film di Tarantino, Tim Burton e assai limitatamente Steven Spielberg.