Tutto è precipitato poco dopo le 5, nel pomeriggio, dopo una mattina di calma apparente. Anche se calma non è stata mai per davvero perchè una cannonata aveva ucciso un uomo e un bambino di 4 anni a Shujayea. I palestinesi da parte loro avevano lanciato un razzo in direzione di Ashqelon, senza fare danni. Nelle strade si cominciava a credere alla possibilità che la calma, in occasione del primo giorno dell’Eid al Fitr, la festa islamica che chiude il mese di Ramadan, potesse prolungarsi anche nel corso della settimana fino al raggiungimento di quell’accordo di tregua permanente che, nei desideri della gente di Gaza, dovrebbe portare libertà di movimento e un generale miglioramento delle condizioni di vita. All’ospedale Shifa, dove centinaia di famiglie di sfollati hanno trovato, nei giardinetti, un posto dove accamparsi, ad un certo punto sono arrivati i volontari delle associazione di carità per portare i regali ai bambini rimasti senza casa. L’Eid al Fitr, per tradizione, è la festa delle famiglie e dei bambini che aspettano dolci, giocattoli e qualche moneta, come a Natale. Una collega ad un certo punto ha chiesto a uno sfollato perchè avesse scelto proprio lo Shifa dopo aver abbandonato Shujayea sotto le bombe 10 giorni fa. «Perchè è il posto più sicuro per me e la mia famiglia», aveva risposto l’uomo senza esitazioni. E noi avevamo annuito.Invece non esistono più posti sicuri a Gaza. Tutto e tutto sotto tiro. Dopo gli ospedali el Wafa, Al Aqsa e Al Durra, ieri anche lo Shifa, in pieno centro a Gaza city, è stato preso di mira. Non direttamente ma l’avvertimento è stato chiarissimo.

 

Un missile di piccole dimensioni, sparato da un drone dicono i palestinesi, ha colpito il muro perimetrale dell’area occupata dall’ospedale. I danni sono stati contenuti ma l’accaduto ha creato caos e panico, soprattutto tra gli sfollati che in quel preciso momento hanno compreso di non essere più protetti come credevano. Si è parlato inizialmente dell’uccisione di due persone ma la notizia poi è stata smentita. L’esplosione è avvenuta mentre allo Shifa cominciavano ad affluire i feriti di un altro attacco, molto più grave, attibuito da testimoni palestinesi sempre a un drone, avvenuto a non molta distanza dall’ospedale, nella zona interna del campo profughi di Shate. Una strage di bambini riuniti, in occasione dell’Eid, in un piccolo parco giochi con qualche giostra. Otto piccoli uccisi e due adulti, una quarantina i feriti, riferivano ieri sera fonti mediche. Quando siamo arrivati sul luogo dell’esplosione, le piccole vittime erano già state evacuate allo Shifa. Sulla strada all’esterno del parco giochi c’erano larghe pozze di sangue che gli abitanti della zona stavano rimuovendo con secchiate d’acqua. In una di quelle pozze abbiano intravisto un pennarello, una pantofola e i pezzi di una pistola giocattolo, con ogni probabilità ricevuta ieri in dono da uno dei bimbi uccisi. A pochi metri due automobili, ridotte dall’esplosione in ammassi di lamiere. Una era come crivellata di colpi, come se fosse stata colpita da raffiche di mitra. Ci hanno spiegato che quei numerosi fori, rotondi, erano stati provocati da schegge liberate dall’esplosione del razzo. Un giovane, con il volto insanguinato, ha spiegato ai giornalisti che droni israeliani sorvolavano la zona al momento dell’attacco.

 

Un’altra strage di bambini, l’ennesima in queste tre settimane di offensiva israeliana contro Gaza. E tra i piccoli uccisi alcuni cugini. Israele però ha negato di essere responsabile degli attacchi contro lo Shifa e a Shate e ha addossato tutta la responsabilità ad Hamas «Pochi minuti fa – ha detto il portavoce militare Peter Lerner – terroristi hanno lanciato razzi contro Israele: uno ha colpito l’ospedale di Shifa, l’altro il campo profughi di Shate. Hamas ha chiaramente usato il suo cessate il fuoco per riorganizzarsi e pianificare attacchi estesi».

In serata è intervenuto sull’accaduto anche il capo di stato maggiore Benny Gantz, che ha ribadito la versione della responsabilità di “Ezzedin al Qassam”, il braccio armato del movimento islamico. Di fronte alle crescenti critiche internazionali per i massacri di civili, Israele da alcuni giorni insiste con forza sulla tesi della responsabilità dei gruppi armati palestinesi nella morte di molti civili. Domenica, ad esempio, aveva anche smentito ogni coinvolgimento nell’uccisione, alla fine della scorsa settimana, di 17 sfollati palestinesi nella scuola di Beit Hanun, nel nord di Gaza. Più parti hanno fatto riferimento a tiri di carro armato, caduti nel cortile della scuola. Secondo il portavoce militare invece erano stati miliziani palestinesi a sparare razzi anticarro dalla scuola. Israele, secondo questa versione, avrebbe risposto al fuoco con colpi di mortaio, uno dei quali sarebbe caduto nel cortile della scuola in quel momento vuoto, quindi senza fare vittime. E i 17 morti? Secondo i comandi militari israeliani, bisogna chiederne conto ad Hamas. Un resoconto che contrasta anche con le indagini svolte dalle Nazioni Unite che negano che all’interno della scuola colpita si trovassero armi o miliziani.

 

Ieri al tramonto quella che doveva essere una giornata di calma e di tregua non dichiarata si è trasformata in un nuovo inferno. L’esercito israeliano ha chiesto ai residenti di Shujaya e di Al-Zaytun di lasciare le proprie case – già quasi tutte abbandonate, senza contare che centinaia di abitazioni in quelle zone sono ormai dei cumuli di macerie – e di dirigersi verso la parte centrale di Gaza. Israele si praparava ad espandere ulteriormente la sua offensiva, anche in rappresaglia per l’uccisione di quattro (probabilmente) soldati e il ferimento di molti altri in una località della regione di Eshkol (Neghev), in un attacco con mortai rivendicato da Hamas. Non molti minuti dopo, un commando di cinque uomini di “Ezzedin al Qassam”, è sbucato da una galleria in territorio israeliano nei pressi di Nahal Oz e ha aperto il fuoco su di un gruppo di militari prima di essere annientato, pare, da una cannonata. Ai residenti delle zone israeliane di Shar HaNegev è stato chiesto di restare nelle proprie case mentre dalla Striscia partivano decine di razzi in direzione di diverse città israeliane, anche della Galilea come Karmiel e Zichron Yaakov, e di Cesarea sulla costa Mediterranea.

 

In tarda serata, l’annuncio del premier Netanyahu che Israele non congelerà, anzi, espanderà la sua offensiva. «Non fermeremo l’operazione finché non avremo neutralizzato tutti i tunnel del terrore. La comunità internazionale deve chiedere la smilitarizzazione di Gaza», ha aggiunto Netanyahu. Il ministro della difesa Yaalon ha invitato gli israeliani ad avere pazienza perchè l’offensiva andrà avanti. Nel corso della notte le radio palestinesi hanno riferito di un comunicato di “Ezzedin al Qassam” che proclamava di aver ucciso in un’imboscata tra le rovine di Shujayea altri 10 soldati israeliani. Il bilancio di morti palestinesi, ridimensionato domenica, dopo un nuovo conteggio delle vittime, ieri sera è tornato a quota 1.050 dopo quella che a Gaza chiamano la “strage dell’Eid”.