Domenica 30 novembre in Svizzera si voterà, oltre che sul referendum sull’oro che intende aumentare le riserve auree della banca centrale e sull’imposizione di una tassa forfettaria sui ricchi stranieri, su un’altra iniziativa altrettanto poco considerata dai media italiani che potrebbe, però, complicare i già difficili rapporti tra la Svizzera e l’Unione Europea.

L’iniziativa in questione promossa dall’Ecopop (un’associazione ecologica fondata nel 1971 che da anni si batte per la riduzione della popolazione e il preservamento delle risorse non rinnovabili) si basa sull’idea che la Svizzera è un paese troppo piccolo e che, in ragione di ciò, non può più sopportare gli attuali tassi di crescita della popolazione. L’Ecopop chiede, quindi, uno stop ai fenomeni di sovrappopolazione e l’imposizione di limiti all’immigrazione.

Nella fattispecie, la modifica del testo costituzionale che l’associazione propone vorrebbe agire in due ambiti, uno nazionale e uno globale: sul fronte interno l’intenzione è quella di limitare il saldo migratorio annuale in Svizzera ad una media dello 0,2% della popolazione attuale. L’Ecopop ritiene, infatti, che l’incremento demografico annuo oscillante tra l’1 e il 1,4% sia insostenibile considerando anche che l’80% di questo è dovuto all’immigrazione. Sul fronte esterno, invece, l’iniziativa chiede che almeno il 10% dei mezzi destinati all’aiuto dei paesi in via di sviluppo siano investiti in provvedimenti volti a promuovere l’informazione sessuale e la pianificazione famigliare. L’obiettivo è limitare le nascite nei Paesi più poveri in modo tale da diminuire, al contempo, la pressione migratoria sulle altre nazioni tra cui la Svizzera stessa.

Al di là di tutto, comunque, il dato importante da segnalare è che l’iniziativa ha alcuni punti in comune con il referendum di febbraio. A febbraio i cittadini elvetici si erano espressi contro l’immigrazione di massa e a favore dell’imposizione di tetti annuali per quanto riguarda i «permessi di dimora». A seguito di quella decisione, si è diffuso un sentimento di sorpresa e paura negli ambienti politici europei. Anche l’ambasciatore svizzero in Belgio Bénédict de Cerjat ha espresso le sue preoccupazioni durante un’intervista con la nostra organizzazione sottolineando come un freno all’immigrazione rallenterebbe probabilmente la crescita economica.

Quindi, in caso di una vittoria del sì (secondo un sondaggio di 20 Minuten l’iniziativa ha l’appoggio del 53% degli intervistati) i risultati della decisione popolare di febbraio verrebbero ulteriormente corroborati. L’esito positivo non farebbe che incrementare la pressione sul governo elvetico anche perché Berna sarebbe costretta a rispettare le decisioni di ben due consultazioni popolari, entrambe a favore della fine dell’immigrazione incontrollata e contro gli accordi di libera circolazione firmati con l’Unione Europea.

Nelle stanze del potere la situazione appare tesa e incerta: anche se ufficialmente nessun partito sostiene l’iniziativa al voto (i partiti di sinistra criticano le visioni xenofobe della proposta mentre i partiti di centro e di destra si preoccupano delle ripercussioni economiche che un limite all’immigrazione comporterebbe vista l’impossibilità di reclutare professionisti dall’esterno), ci sono già molti schierati a favore del sì. Per esempio, i Giovani Udc ticinesi hanno annunciato che, al contrario del partito nazionale maggiore, si esprimeranno positivamente sulla questione. Ma a sostenere lo «stop alla sovrappopolazione e sì alla conservazione delle basi naturali della vita» ci sarebbero anche un numero crescente di esponenti della Lega dei Ticinesi e dei Verdi.

In breve, sebbene l’iniziativa dell’Ecopop appaia, agli occhi di molti, balzana e insensata per via di alcune sue idee maltusiane e dato che si riallaccia ad un certo discorso anti-immigrazione in voga negli ultimi tempi in Svizzera, essa, in realtà, ha un senso: nell’intenzione dei proponenti non vi è il fine di cacciare lo straniero ma quello di ridurre la popolazione e il flusso di immigrati per fermare la cementificazione e preservare la natura. La logica dell’iniziativa si basa un’idea particolare di sviluppo sostenibile che si ispira a quelle che furono le conclusioni della prima conferenza mondiale Onu sull’ambiente tenutasi a Rio nel 1992 e che nell’agenda 21 mettevano in guardia dallo sfruttamento illimitato delle risorse (a Rio si disse che un aumento della popolazione e della produzione avrebbe non solo ridotto la disponibilità di risorse come acqua e suolo ma avrebbe anche creato una crescita insostenibile delle città con enormi problemi ambientali).

Inoltre, mettendo al primo posto la natura, con la quale molti svizzeri hanno un rapporto simbiotico, e suggerendo non la fine ma una regolamentazione dell’immigrazione, tale proposta potrebbe addirittura far breccia in molti ambienti dell’elettorato moderato. Per tutti questi motivi c’è la concreta possibilità che le modifiche costituzionali dell’Ecopop vengano accettate dalla maggioranza dei cittadini elvetici chiamati al voto. Tutto ciò avrebbe ovviamente delle serie ripercussioni a livello politico e aggraverebbe i già tesi rapporti con l’Unione Europea. Dopo le decisioni popolari del 30 novembre la Svizzera potrebbe veramente una volta per tutte dire addio agli accordi di Schengen sulla libera circolazione.

* European Centre for Economic and Policy Analysis and Affairs (ECEPAA).