Nuova doccia fredda dall’Europa sui conti italiani. Tagliate le stime di crescita del Pil, confermato il pessimismo su deficit strutturale, debito e occupazione, è però arrivata nel contempo un’apertura da parte del Commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, che ha annunciato una linea morbida sulle spese per i migranti e il terremoto: le stesse che erano state oggetto dello scontro degli ultimi giorni con il presidente Jean-Claude Juncker.

Moscovici ha spiegato che Bruxelles «adotterà la prossima settimana le sue opinioni sui piani di bilancio» sottoposti dai governi e nel farlo «terrà conto in maniera equa e proporzionata delle spese eccezionali» che l’Italia «deve affrontare per accogliere i rifugiati anche a nome degli altri paesi europei e per prevenire e gestire i danni dei terremoti». Il commissario ha ribadito che con il nostro paese è in corso «un dialogo costruttivo e positivo» e che la Commissione «comprende le difficoltà economiche e sociali» dell’Italia e «l’accompagna nel suo sforzo per le riforme come dimostra la flessibilità già concessa». Il titolare degli Affari economici e monetari ha poi ribadito la preferenza del board Ue per politiche di bilancio «rigorose ma non di austerità».

Significativo appare il riferimento di Moscovici sulla prevenzione dei terremoti, oltre che sulla gestione, perché proprio sulle spese messe a bilancio dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è giocato e si sta giocando il braccio di ferro con la Ue: lo sforamento indicato dall’Italia per le cosiddette «spese eccezionali» appare infatti sproporzionato se si dovessero considerare tali solo e strettamente le voci relative alle ricostruzioni per i sismi già avvenuti e per gli sbarchi dei migranti. I numeri ovviamente si potrebbero vedere in modo più flessibile se – come insiste lo stesso premier Matteo Renzi – si includessero al contrario anche le poste relative al piano Casa Italia, e in particolare la messa in sicurezza delle scuole del nostro Paese.

Che poi il governo utilizzi tutto il margine su cui l’Europa chiede chiarezza solo per migranti e terremoto, questo è un altro paio di maniche, e come si è visto dalle recenti polemiche non è neppure tanto certo: se si sfora parecchio, insomma, lo si faccia per finanziare spese nobili, e la messa in sicurezza delle persone, degli edifici e delle opere d’arte dovrebbe essere target prioritario.

Passando ai numeri, per Bruxelles il Pil italiano salirà soltanto dello 0,7% nel 2016 (anziché lo 0,8% indicato dal governo), e dello 0,9% (anziché l’1%) nel 2017. Non si corroborano insomma le attese renziane.

Quanto alla manovra, si nota che «l’elevato affidamento su ricavi una tantum per finanziare le misure espansionistiche previste per il 2017 contribuiscono al marcato peggioramento del saldo strutturale nel 2016 (che sarà dell’1,6%) e nel 2017 (che sarà del 2,2%)». Nel 2018 il deficit strutturale è previsto al 2,4%.

Per una stabilizzazione del debito pubblico occorrerà attendere il 2018: sarà pari al 133% del Pil quest’anno, per salire al 133,1% nel 2017 e rimanere tale anche nel 2018.

L’occupazione rallenterà la sua crescita (e la disoccupazione la sua decrescita) «per la fine degli incentivi al Jobs Act»: l’aumento dell’occupazione 2016 è stimato all’1,2%, per scendere allo 0,7% nei prossimi due anni. La disoccupazione dovrebbe chiudersi all’11,5% nel 2016, all’11,4% nel 2017 e all’11,3% nel 2018.

C’è anche, infine, un riferimento al prossimo referendum: esistono «rischi al ribasso a causa dell’incertezza politica, in particolare per il referendum costituzionale del 4 dicembre».