È ancora Grillo a dettare i tempi del Movimento 5 Stelle nello scenario ancora incerto e gravido di opportunità del dopo-referendum. Dal blog annuncia i primi passi e proclama l’inizio della scrittura del «programma di governo M5S».

Si parte dall’energia, grande classico del Grillo attore. «Oggi si inizia a discutere online il programma di governo del Movimento 5 Stelle – esordisce Grillo – Si parte dall’energia. Partecipate! Nei prossimi giorni si inizierà a votare». Come e su cosa votare non è ancora molto chiaro. In questi anni le votazioni sono state di diverso tipo e non molto frequentate. Nella maggior parte dei casi si è chiesto agli iscritti online di approvare una scelta già presa altrove, come nell’ultima nomina di peso, quella dei «probiviri» che devono accollarsi la spinosa (e controversa dal punto di vista legale) faccenda delle epurazioni.

Appare evidente che ci sono due registri, non necessariamente in contraddizione. C’è la comunicazione politica, a volte tattica a volte spregiudicata, dei parlamentari grillini. E c’è quella più roboante di un Beppe Grillo tornato alla testa del Movimento 5 Stelle e intenzionato a non farsi incasellare dentro gli schemi del dibattito politico. È successo l’altra notte, a un’ora dalla diffusione delle prime proiezioni, quando i deputati hanno preso parola da una sala stampa della Camera e il fondatore ha dettato la linea in contemporanea dal blog. Così, se Alessandro Di Battista aveva speso il suo tour elettorale auspicando una legge proporzionale e un metodo nient’affatto scontato per le dinamiche poco avvezze alle alleanze dei grillini («Vinceremo le elezioni, saremo il primo partito e Mattarella dovrà darci l’incarico. A quel punto, sulla base del nostro programma cercheremo i voti in Parlamento»), Grillo ha detto che in fondo si può votare anche con l’Italicum. Il doppio passo, quello romano e quello genovese, è connesso alla struttura del M5S ma è legato anche a dinamiche contingenti. Tutto fa pensare che i grillini non erano attrezzati a gestire politicamente e mediaticamente un risultato di queste proporzioni, spaventati dal presenzialismo di Renzi e preoccupati dalla strategia aggressiva sui social network a favore del Sì. In più molti erano scottati dalle elezioni europee di due anni fa.

Di fatto, Grillo ha riproposto alcuni frammenti del monologo (un po’ apocalittico) che ha portato in piazza in questa campagna elettorale, con l’elogio della new economy che ricorda un po’ l’entusiasmo della fine dello scorso millennio. «Siamo ancora al paleolitico – esclama – questi sono fossili che ragionano come fossili, bisogna ragionare con piani quarantennali». Alessandro Di Battista, a Roma, vola più basso: parla dell’immediato futuro. «L’incarico a Padoan? – dice – Facciano loro. Se così fosse si scaverebbero la fossa da soli».

Non si sa come e quando verrà incoronato il candidato premier, ma non è un mistero che Luigi Di Maio scalpiti: «Per noi bisogna tornare il prima possibile al voto con la legge elettorale che c’è» ribadisce Di Maio seguendo il solco tracciato da Grillo ieri notte. La sua corsa verso la leadership non gode di consenso unanime dentro al M5S. Soprattutto perché è ancora considerato il parafulmine, pronto ad intervenire ogni volta che la tempesta si addensa sopra il Campidoglio e l’amministrazione di Virginia Raggi. Soltanto pochi giorni fa, ad esempio, la sua conterranea Carla Ruocco ha postato un intervento di Marcello Minenna, il super-assessore fatto fuori da Raggi in asse col dirigente Raffaele Marra. Le polemiche tra fazioni e le irregolarità nelle presentazioni delle liste erano due temi forti agitati dai renziani per screditare l’attivismo grillino in Campania e Sicilia.

Due regioni dove però il No è andato forte. «La Campania ha dimostrato di non essere un serbatoio di voti al servizio del governo nazionale», spiega il consigliere regionale Tommaso Malerba. Al suo fianco c’è il parlamentare Roberto Fico, dato in dissidio con Di Maio. Oggi è prevista l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari M5S. Il rischio è che già qui si manifestino le divisioni. Ecco perché Grillo dice ai suoi: «Abbiamo la seria possibilità di andare al governo, bisogna stare uniti».