François Fillon ha stravinto le primarie della destra, al primo turno ha eliminato Nicolas Sarkozy, al secondo ha distanziato Alain Juppé (66,5% contro 33,5%). Per la destra francese è una svolta. I due “bébé Chirac” (malgrado la differenza di età di 10 anni) sono messi ai margini. La destra moderata, che guarda al centro, e quella “bonapartista”, interpretata in modo agitato, ma pur sempre nella scia dei “liberali europei”, sono state sorpassate da un politico che nel 2005 aveva difeso il “no” a Maastricht. Arriva in primo piano, candidato alle presidenziali di primavera, il rappresentante di una destra che sembrava essere in declino, vecchissima, liberista in economia e tradizionalista nei valori di patria e famiglia. Sarà questa destra in grado di vincere l’Eliseo?

Il giorno dopo la vittoria, la destra esulta, per il successo delle primarie – che non era scontato, era la prima volta per una formazione politica legata all’idea del “capo” – c’è ormai la corsa a schierarsi con il vincitore. Fillon ha ottenuto un’ampia vittoria, quindi i suoi hanno fatto sapere di non essere disposti a modificare troppo il programma, per aprirlo alle posizioni più aperte dell’ala Juppé. Intanto, ha già sostituito la testa del partito Les Républicains, Bernard Accoyer al posto del sarkozista Laurent Wauquiez.

La domanda che comincia ad emergere è: riuscirà Fillon a unire l’elettorato di destra? Già ieri, per esempio, l’organizzazione giovanile dell’Udi (partito di centro destra, alleato dei Républicains) ha manifestato interesse per Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia di Hollande auto-proclamatosi candidato alle presidenziali su posizioni “né di destra né di sinistra”, liberiste in economia (senza gli eccessi di Fillon), moderno e liberale sulle questioni sociali. L’elettorato che ha regalato a Fillon un quasi plebiscito è molto particolare. Hanno votato alle primarie della destra un po’ più di 4 milioni di persone, la maggior parte abbienti, nei quartieri popolari le primarie non hanno avuto molto seguito. Fillon, con il suo stile volutamente sobrio e “serio”, ha raccolto i voti di una borghesia tradizionale, cattolica (sono circa 3 milioni che vanno a messa la domenica), di età avanzata, che si perpetua soprattutto in provincia, liberista in economia, conservatrice sulla società, legata ai “valori francesi” difesi dal candidato.

Lo ha scelto un elettorato che trova che si paghino troppe tasse, che i disoccupati sono soprattutto dei pelandroni pieni di pretese, che è ora di tagliare i troppi aiuti, perché, come ha ripreso Fillon da Margaret Thatcher “la migliore protezione sociale è il lavoro”. Ha avuto importanza il suo richiamo all’”autorità dello stato”, e anche all’“esemplarità di coloro che lo dirigono” (dopo dei presidenti dalla vita privata agitata, arriverebbe un padre di 5 figli, sposato da 35 anni con la stessa persona, una situazione che non si vedeva dai tempi di De Gaulle). “Alle primarie votano gli inclusi, non gli esclusi”, sottolinea il politologo Jean-Yves Camus. Ha avuto importanza la sua presa di posizione a favore dei cristiani d’oriente. Per Fillon hanno anche operato le reti di Sens Commun, il movimento politico nato dalla Manif pour tous contro il matrimonio omosessuale e qui c’è la presenza di un voto giovanile, più estremista, con rivendicazioni identitarie.

Un primo sondaggio rivela che Fillon arriverebbe in testa al primo turno delle presidenziali, battendo poi al ballottaggio Marine Le Pen. Il sondaggio è evidentemente una fotografia del momento, visto che a sinistra c’è la confusione generale, una pletora di pretendenti in pectore ma non ancora nessun candidato definitivo per il Ps. Il Fronte nazionale, versione Marine Le Pen, è subito sceso in campo sul terreno economico: Fillon è accusato di voltare le spalle al popolo. Marine Le Pen vuole proporre la “protezione” per i francesi in difficoltà, mentre le proposte di Fillon sono viste come un rischio ulteriore per i più poveri, che pagherebbero la purga allo stato sociale. Fillon “non è in grado di riunire l’elettorato popolare”, ha affermato Nicolas Bay, segretario generale del Fronte nazionale. Il nuovo elettorato dell’estrema destra, quello delle zone che stanno pagando la deindustrializzazione, è lontano da Fillon. Sui temi sociali invece, c’è vicinanza (a cominciare dall’islam come “problema” e dalla privazione della nazionalità per i sospetti di jihadismo). Fillon potrebbe rubare voti a Marine Le Pen tra la borghesia di provincia che avrebbe votato estrema destra “turandosi il naso”. La sua vittoria mette invece in maggiore difficoltà l’ala liberista e cattolica del Fronte nazionale, quella rappresentata dalla nipote, Marion Maréchal-Le Pen, che ha una base soprattutto nel ricco sud-est. Intanto marginalizza la candidatura di Nicola Dupont-Aignan, sovranista molto a destra. Ma apre uno spazio al centro, che potrebbe spingere François Bayrou, del MoDem, a scendere di nuovo in campo (nel 2007 aveva avuto il 18% al primo turno).