Jean Rouch, indimenticabile pioniere del film etnografico, lo definiva un incrocio di sguardi. Più che una particolare tecnica di ripresa, più ancora di una originale modalità espressiva, era un’esperienza di vita. Lo sguardo dietro l’obiettivo di una cinepresa a spalla, l’antropologo cercava lo sguardo dell’altro, per instaurare una reciprocità come veicolo di conoscenza. È questo lo spirito dell’antropologia visiva, un modo per avvicinare, conoscere e comunicare culture e modi di vita diversi, vicini o più spesso lontani, con una empatia estranea allo stile documentario distaccato così come alle suggestioni esoticheggianti. È questo lo spirito che ha animato una serie di iniziative che sono andate sorgendo a partire da Monselice, una cittadina del Veneto, per poi aprirsi a ovest e ad est del mondo, dietro l’impulso di Fabio Gemo. La curiosità e l’entusiasmo di Gemo – un antropologo visivo formatosi all’Università di Padova e con esperienze di studio e ricerca in Messico – hanno via via trasformato la sua tranquilla cittadina d’origine in un laboratorio di iniziative tutte animate dallo spirito dell’incontro con le diversità culturali e delle relative forme di rappresentazione visiva.

artista Liu Xing Gui durante La via della Seta

È inizialmente sorto Etnodramma, centro studi antropologici sulle attività performative nelle diverse culture, mentre sta concludendosi il primo ciclo di Etnofilm – Scuola del film documentario etnografico, unica nel suo genere in Italia. L’importante tradizione del documentario etnografico italiano, sorto negli anni Cinquanta su ispirazione delle ricerche compiute nel Meridione da Ernesto De Martino, trova qui un’occasione per rinnovarsi, in un contesto profondamente mutato dalle moderne forme di comunicazione e dalle tecnologie digitali. Alla sua nona edizione è l’Etnofilmfest di Monselice, un festival dedicato ai documentari etnografici di autori italiani, che avrà luogo quest’anno dal 2 al 5 giugno. L’edizione attuale si presenta in una nuova veste: accanto alla presentazione delle opere dei registi italiani in concorso e in fertile dialettica a distanza con i soggetti trattati, vi sarà una serie di eventi dedicati alla Cina, con la partecipazione di artisti giunti appositamente e una rappresentanza diplomatica a dare il suggello dell’ufficialità.

La Cina si avvicina

La presenza cinese è promossa dall’associazione culturale italo-cinese «Il filo di seta» e dall’Istituto Confucio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Comune di Monselice, Provincia di Padova e Regione Veneto ospitano questa inedita iniziativa. Mentre il nucleo centrale degli eventi in programma è focalizzato sulla mostra di documentari etnografici, una serie di manifestazioni estende il campo alla Cina, con manifestazioni culturali volte a portare a conoscenza del pubblico aspetti ancora poco conosciuti di quel mondo lontano, fugando stereotipi e lacune. Idealmente, ci si potrebbe riallacciare all’avventura cinese di Michelangelo Antonioni, che nel 1972 realizzò il documentario Chung Kuo, girando tra città e campagne per riprendere volti enigmatici, sollevando curiosità e interrogativi, come solo l’immagine cinematografica sa fare. Nello spirito della reciprocità degli sguardi, quel mondo si avvicina oggi a noi nelle giornate di Monselice, con la suggestione di antichi saperi e la sorpresa delle più recenti tendenze artistiche contemporanee. Evento simbolico di questo filo rosso è il viaggio in camper che dalla Cina arriverà a Monselice, ripercorrendo a ritroso il viaggio del veneziano Marco Polo: è ‘La nuova via della seta’, progetto della galleria d’arte Guo Zhong di Beijing, che presenterà opere di artisti contemporanei noti, come Chu Yong Chao e Liu Xing, dipinti e calligrafie di Xue Ni, maestro dell’incisione del sigillo. Il monaco Yan Xu illustrerà tecniche e significati della pittura Chan (tradizione buddista nota in Occidente nella versione giapponese chiamata Zen), di cui sarà allestita una mostra con opere provenienti direttamente dalla Cina. E poi esibizioni di arti marziali, la cerimonia del tè, con un commento sul suo significato culturale, danze e musiche folkloriche e d’avanguardia.

I già citati maestri Yan Xu e Xue Ni condurranno un workshop sulla pittura tradizionale e, a fianco, si terrà un laboratorio riservato ai bambini, per mostrare attivamente le pratiche educative artistiche. Alla variegata presenza cinese si alterneranno eventi prodotti dal laboratorio teatrale Etnodramma, che presenterà lo spettacolo «Masse, o dell’impunità esistenziale», con attori del laboratorio Teatro ad Alto Rischio. Si celebrerà quindi la conclusione nel primo anno della scuola del film documentario etnografico, durante il quale gli studenti hanno compiuto esercitazioni di riprese video, filmando aspetti del territorio locale. Riallacciandosi in tal modo allo spirito che anima la mostra del documentario, che è riservata a opere di filmmaker italiani, per promuovere in questo difficile percorso i giovani registi con interessi antropologici, segnalandoli al pubblico con la proiezione delle loro opere, e con l’assegnazione di un premio da parte di una giuria di esperti. Di particolare interesse sarà la presentazione –fuori concorso – di alcuni video di autori cinesi, con sottotitoli in italiano: Lacrime di stelle, di Jin Huaqing; Ritorno alla luce, di Carol Liuing; 5+5, di Andrea Cavazzuti e Xu Xing – un regista d’avanguardia che rappresenta nei suoi documentari di impegno sociale l’oscuro mondo dell’emarginazione. Il documentario come veicolo di dialogo tra Italia e Cina sarà l’argomento di una conferenza di Markus Nikel a commento di questa iniziativa. Il documentario etnografico si fa interprete di una attenzione particolare riguardo alla varietà delle condizioni di vita e verso le specificità culturali nelle forme di rappresentazione sociale. Lo sterminato territorio cinese offre illimitate opportunità di ispirazione per la realizzazione di film e video di interesse antropologico nel variegato contesto culturale, per le specificità di stili di vita, la presenza di minoranze etniche e linguistiche, le persistenti tradizioni storiche e le attuali spinte innovative. È un contributo conoscitivo che, attraverso la capillarità di singoli episodi rappresentati, dà profondità a un’immagine del colosso cinese che troppo spesso viene vissuto come monolitico e unicamente interessato allo sviluppo economico. Una formazione accademica in antropologia visiva è stata attivata da alcuni anni presso l’Università dello Yunnan, a Kunming, con la collaborazione di centri internazionali, a partire dall’istituto del film scientifico di Göttingen. All’interno delle singole provincie, i centri di produzione televisiva mostrano interesse alla valorizzazione delle particolarità culturali della zona, e offrono il necessario supporto tecnico. ll’Etnofilmfest 2016 si presentano ora, fianco a fianco, video realizzati da registi cinesi e lavori di autori italiani. Con questa edizione del festival, Monselice si offre come un interlocutore, in un promettente dialogo a distanza. È quell’incrocio di sguardi che ispira l’antropologia visiva.