«Se la borghesia batte la sinistra, si aprirà un periodo di scontro permanente», dice al manifesto Joao Pedro Stedile, coordinatore del Movimento dei senza terra (ma lui preferisce presentarsi solo come uno dei componenti la Direzione nazionale). La partita è quella per le presidenziali del 26 ottobre, decise al secondo turno tra l’attuale capo di stato Dilma Rousseff e il conservatore Aecio Neves. E torna la guerra dei sondaggi. L’ultimo, diffuso sabato dall’istituto Sensus, dà il neoliberista Neves al 58,8% ontro il 41,2% di Dilma, candidata di centrosinistra. Per erodere consenso all’avversaria tra le sue stesse fila, Neves ha detto di aver accolto le richieste della terza classificata alle elezioni del 5 ottobre, Marina Silva, che aveva condizionato il proprio appoggio all’assunzione di alcune tematiche riguardanti i nativi e il Movimento dei senza terra e che ora ha ufficialmente annunciato il sostegno a Neves. Ma il Mst ha diffuso un comunicato di tutt’altro tenore.

Perché il Mst appoggia Dilma?

Il Mst non prende decisioni elettorali. Mantiene la sua salutare autonomia nei confronti dei partiti, dei governi, dello stato, della chiesa. Tuttavia i suoi militanti, la sua base sociale e i suoi dirigenti devono prendere posizione come cittadini di fronte alle sfide politiche che si presentano con le elezioni. Il popolo chiede sì un cambiamento, ma che porti a condizioni di vita migliori. E per questo sarà necessario fare una serie di riforme strutturali, a cominciare dalla riforma politica, quella tributaria, la riforma agraria, dell’educazione…. Di fronte a questa situazione, Aecio rappresenta gli interessi della classe dominante che chiede il ritorno ai tempi duri del neoliberismo, durante i quali, come Mst, abbiamo subito due massacri, quello de Eldorado dos Carajas e la strage di Corumbiara. E le forze che stanno con Dilma scommettono sulla continuità del suo programma però spingendo più avanti il cambiamento nel senso delle riforme sociali necessarie. Non è difficile capire perché per i lavoratori sia necessario che Dilma sconfigga Aecio.

Marina Silva ha subordinato il suo appoggio a Neves all’assunzione di rivendicazioni che riguardano Mst e gli indigeni. Che pensa della sua campagna e del suo personaggio?

È una trovata elettorale, un atteggiamento proprio della sua personalità politica ondivaga. In realtà lei non rappresenta classi sociali o forze popolari che abbiano un progetto proprio per dialogare con altre forze.

Quale sarà lo scenario in Brasile sul piano economico, politico e sociale in caso di vittoria dell’una o dell’altro candidato?

Il Brasile ha esaurito il suo programma neosviluppista. La dipendenza della nostra economia dal capitale internazionale ci ha messo in ginocchio. I problemi sociali necessitano di cambiamenti strutturali. E la politica è un pantano, perché c’è una crisi di rappresentanza, perché la democrazia è stata sequestrata da 117 imprese che finanziano ed eleggono chi vogliono con il loro denaro e i loro tenutari. Così, entreremo in un periodo storico di necessità di cambiamenti. Se la borghesia ci sconfigge e ci imprime un programma neoliberista, sarà un periodo di scontri permanenti. Se vince Dilma, dovrà fare un governo più di centrosinistra, abbandonare alcune alleanze conservatrici che mantiene, e avvicinarsi di più al popolo. E noi dei movimenti sociali, chiunque sia a vincere, abbiamo sempre lo stesso compito: aumentare la coscienza del popolo, organizzarlo e fare lotta sociale, per migliori condizioni di vita. E speriamo che nel prossimo periodo oltre a conquistare un’Assemblea costituente, otterremo un nuovo periodo di avanzata del movimento di massa, nel quale il popolo assuma il suo ruolo, nelle piazze.

Il Mst pone il tema di un’Assemblea costituente, che è una richiesta avanzata da tutti i movimenti di sinistra in America latina nei paesi in cui non c’è un cambiamento, come in Colombia, o dove sta cercando di farsi strada, come in Cile. Come immagina le tappe di questo processo in Brasile?

Il prossimo passo sarebbe l’approvazione di un decreto da parte del Congresso, l’unico abilitato a farlo, per convocare un referendum legale, obbligatorio, in cui ogni lettore decida se vuolo o no un’Assemblea costituente. Se vince il sì, il Congresso dovrà convocare le elezioni dei deputati costituenti in forma indipendente dallo stesso Congresso in carica, e dovrà stabilire un tempo – per esempio di un anno -, perché vi siano nuove leggi di tutto il sistema politico brasiliano. I movimenti credono che sia possibile nel 2015 fare il referendum e convocare l’assemblea affinché diventi operante nel 2016, in modo che le prossime elezioni possano svolgersi già con nuove regole. Se non otteniamo questo, continueremo con la lotta sociale, nelle piazze e con sempre più forza, perché la gente non si riconosce nei politici eletti.

Poco tempo fa, il Mst si è riunito a Caracas con altri movimenti sociali. Che cosa è stato deciso? E che ne è dei movimenti sociali «altermondialisti» di Porto Alegre? Molte di quelle istanze sono parte della «democrazia partecipativa» del Venezuela e di altri governi socialisti.

Come parte di questo processo dei Forum sociali mondiali, e della loro articolazione, posso dirti che attualmente ci troviamo in una tappa superiore in America Latina, e stiamo cercando di costruire un’articolazione continentale dei movimenti sociali all’interno dell’Alba (l’Alleanza bolivariana per il popoli della nostra America, ndr). Alba intesa come un progetto di integrazione popolare di tutti i popoli del continente, dal Canada al Cile. Mentre i governi e gli stati fanno le loro articolazioni, con Unasur, Celac, ecc, noi stiamo costruendo la nostra. Abbiamo già oltre mille movimenti in rete, abbiamo organizzazioni nazionali, e un coordinamento continentale formato da due dirigenti per paese, di tutto il continente. E continuiamo a riunirci e ad articolare le attività e le lotte comuni nel continente. Chiaramente, il tema della solidarietà tra le lotte dei popoli è sempre presente, così siamo in campagna per la partenza delle truppe straniere da Haiti, o per la solidarietà con il Venezuela in un momento in cui l’impero e la destra interna cercano di fare un golpe contro Maduro. Così come siamo solidali con l’Argentina contro il tentativo di rapinarle il capitale da parte degli Stati uniti che chiedono il pagamento di un debito impagabile…

In tema d’ambiente, i movimenti sociali han fatto proposte su un cambiamento di modello produttivo. Qual è lo spazio del Mst?

Su questo tema, vi sono molte riunioni, dibattiti, assemblee che si sono svolte a Rio, nell’ambito della Rio+ 20, poi ci sono state riunioni in Bolivia, più di recente in Perù: questo è un tema molto presente nelle lotte sociali del continente, soprattutto di fronte all’aggressione delle imprese multinazionali per le risorse naturali dei nostri paesi, siano esse minerarie o energetichem petrolifero, o di biodiversità, così come c’è un’offensiva per appropriarsi delle foreste dei nativi, trasformarle in valori di credito di carbonio e negoziare con le imprese inquinatrici dell’Europa. Una vergogna. Nel movimento Sem Terra e nei movimenti contadini del continente della Via Campesina abbiamo accompagnato e lottato intensamente contro il dominio del capitale sui beni naturali.

Uno dei «demoni» per la destra in Brasile e a livello internazionale è il pericolo del «chavismo». Che pensa di quel che succede in Venezuela, paese in cui il Mst è molto ascoltato?

Chavismo, intanto, è un termine poco appropriato. Chavez è stato un leader popolare geniale, con una chiarezza politica e un coraggio e un impegno con il popolo venezuelano e latinoamericano che mai potremo dimenticare. Però quel che è in corso in Venezuela fa parte di un progetto di prospettiva più ampia. C’è una crisi del dominio capitalista in tutto il continente, eppure non riusciamo ancora ad avanzare verso un progetto di maggior integrazione popolare, perché questo dipende dalla congiuntura di ogni paese. Per questo le difficoltà dei cambiamenti in Venezuela sono così grandi, perché è molto difficile fare una transizione, affrontare l’imperialismo a partire da un solo paese.

In questi giorni la Fao organizza gli incontri per la giornata mondiale dell’alimentazione, che fa il Mst?

La Fao è un organismo dei governi, e vive le contraddizioni che al suo interno hanno i diversi tipi di governi, dalle dittature, a quelli neoliberisti, fino ai governi di sinistra. Il nuovo direttore, che è brasiliano, è nostro amico. Però il problema non è di amicizia, riguarda la natura dell’organismo. Per questo la Via campesina mantiene sì delle relazioni, appoggia ogni tipo di dibattito, però noi sappiamo che i cambiamenti sostanziali dipendono dall’organizzazione e dalla lotta dei contadini, e questo è il nostro compito principale.