Stamattina ci sarà a Napoli la manifestazione dei comitati per l’acqua pubblica (partenza da piazza Matteotti, ore 10.30) contro la legge regionale di riordino del servizio idrico integrato, approvata il 16 novembre con la sola maggioranza guidata dal Pd in aula, mentre i 5 Stelle occupavano gli scranni della presidenza. «Abbiamo cercato di ostacolare in tutti i modi questa legge truffa, voluta dal governatore De Luca e dal suo vice Bonavitacola – scrive il gruppo regionale pentastellato -. Il centrosinistra in aula ha approvato un testo che forse nemmeno conosce, violando ogni regola di democrazia». Meno di venti minuti per varare la norma articolo per articolo più votazione finale: il testo, letto a velocità rapida nel caos generale, non è stato ancora licenziato, c’è tempo un mese per la pubblicazione, i 5 Stelle hanno chiesto il resoconto stenografico per verificare eventuali discrepanze.

In attesa della promulgazione, i capisaldi della legge sono: spariscono i cinque Ambiti territoriali ottimali a favore di uno solo, regionale, suddiviso in cinque consigli di distretto (ognuno composto da 30 sindaci) che possono solo proporre le proprie forme di gestione poiché la decisione è affidata all’Ente idrico campano, che diventa il soggetto di governo dell’Ato regionale. Le sorti dei 550 comuni campani sono affidate al Comitato esecutivo (organo dell’Eic) in cui siedono in 20, sono loro che scelgono il presidente, il direttore generale e decidono il gestore in ogni ambito distrettuale. Una volta accentrate le decisioni, le gestioni pubbliche, vicine a una dimensione territoriale, potranno essere facilmente scalzate via.

«Si punta – spiega il Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica – a costruire un meccanismo per cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, Acea (presente in Campania attraverso la controllata Gori spa, ndr) possa inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici della costa tirrenica, finanche della Puglia, e diventare, così come propone il governo, uno dei player nazionali in grado di competere sul mercato globale. Alla manifestazione hanno aderito Legambiente, Usb, Cisl, Abc (l’azienda speciale del comune di Napoli che gestisce il servizio idrico e potrebbe essere esautorata con la nuova norma regionale) e molte realtà di movimento.

La Cgil invece, sottolinea con favore: «La legge approvata si prefigge di concretizzare il ciclo integrato delle acque definendo il gestore unico. Tutti i lavoratori dipendenti passeranno al nuovo gestore». Ma la Filctem Cgil (aderente all’area «il sindacato è un’altra cosa») non condivide: «Sarà il Piano d’ambito a stabilire il numero dei lavoratori necessari per la gestione del servizio. Ci si fida di non meglio precisati impegni, che non sono evidenti in nessun accordo, tantomeno nella legge. Si sottace la possibilità che, con la creazione di newco, si possano introdurre tutte le ultime e vituperate disposizioni di legge sul lavoro, come il Jobs Act».

Aderisce alla protesta anche la Rete dei sindaci per la gestione pubblica (trenta amministrazioni tra cui Angri, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Quarto, Bacoli): «Le comunità territoriali – sottolineano – non avranno nessun rapporto diretto con gli eventuali gestori, che risponderanno direttamente al Direttore generale e al Comitato esecutivo. Risulta poi impossibile operare una eventuale liquidazione/rescissione del rapporto contrattuale con i gestori, che potrebbero non essere confacenti alle esigenze dei territori. Non risulta chiaro quale sia l’apporto che gli stessi sindaci possano offrire rispetto alla elaborazione delle tariffe, in un contesto economicamente depresso».

Il rischio che l’acqua finisca ai privati è sempre dietro l’angolo. Ad Arzano, provincia di Napoli (Ato2), il sindaco Antonio Fuschino decide di liquidare la società che gestisce il servizio, la Artianum srl (100% del comune), poi però viene arrestato per concussione e voto di scambio e l’amministrazione sciolta ad aprile 2015 per infiltrazioni mafiose. La Artianum viene risanata fino a raggiungere l’attivo ma i commissari inviati dal governo (il prefetto Umberto Cimmino, il viceprefetto Savina Macchiarella e Cinzia Picucci) confermano la decisione del sindaco Fuschino: il 30 novembre la Artianum chiuderà, ai dipendenti sono già arrivate le lettere di licenziamento, e la Stazione unica appaltante bandirà la gara per un nuovo gestore. Nell’Ato2 opera già Acquedotti scpa, controllata dalla Ottogas srl: un’altra commissione prefettizia, subentrata allo scioglimento del comune di Quarto per camorra, aveva provato nel 2013 ad affidare il servizio ad Acquedotti, i comitati fecero ricorso e vinsero. Anche nella terna prefettizia di Quarto c’era la dottoressa Macchiarella.