Le decisione del governo di non rinnovare la proroga degli sfratti per il 2015 rischia di trasformarsi in «una bomba sociale». A lanciare l’allarme su un problema che non si può ridurre a una pura e semplice questione di ordine pubblico sono stati ieri Francesca danese, Daniela Benelli e Alessandro Fucito, assessori alle politiche abitative di Roma, Milano e Napoli, tre dei quattro Comuni italiani ( l’ultimo è Torino) maggiormente colpiti dall’emergenza sfratti. E lo hanno fatto lanciando un appello al governo Renzi in cui si chiede di fermare l’intervento delle forze dell’ordine per quanti si trovano ad avere il contratto scaduto, scongiurando così «una situazione altrimenti ingestibile». Un appello al quale il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha risposto invitando i tre assessori a «non drammatizzare». per l’emergenza casa, ha detto Lupi, «il governo nel 2014 non è stato a guardare, anzi ha finalmente imboccato una strada nuova, cosciente che l’emergenza andava affrontata in modo più radicale e e non con lo strumento vecchio e logoro della proroga».

Il problema nasce con al fine dell’anno e l’approvazione del decreto Milleproroghe senza l’abituale proroga degli sfratti per fine locazione. Un intervento giustifica dal ministero delle Infrastrutture con il fatto che nel decreto casa sono già attivi due fondi per un totale di 446 milioni, e salutato con soddisfazione da Confedilizia, l’organizzazione dei proprietari immobiliari per il cui presidente Corrado Sforza Fogliani, il governo ha messo fine a quella che era ormai diventata una «liturgia». In realtà si tratta di un autentico dramma per le famiglie interessate, circa 30 mila in tutta Italia, che rischiano adesso di ritrovarsi con la polizia alla porta di casa. Tanto più se si considera che si tratta di famiglie particolarmente disagiate dal punto di vista economico(il provvedimento riguarda quanti hanno un reddito inferiore ai 27 mila euro annui lordi) oppure con a carico un parente anziano, portatore di handicap o malato terminale. «Non sono famiglie che vogliono restare nella casa in cui sono perché particolarmente attratte da quell’abitazione, ma perché non sono in condizione di trovare sul mercato un altro alloggio adeguato alle loro ristrette possibilità», ha denunciato nei giorni scorsi il segretario generale del Sunia Daniele Barbieri.

Nei prossimi giorni i tre assessori porteranno la questione sfratti anche all’attenzione dell’Anci ma i tempi sono stretti e la situazione rischia davvero di diventare esplosiva in tutta Italia, dove le famiglie a rischio sfratto sono tra le 30 e le 50 mila.

Quella legata agli sfratti è un’emergenza ulteriormente aggravata dalla crisi economica. Dal 2008 a oggi Roma ha registrato oltre diecimila sentenze per finita locazione, Napoli 4.500 e Milano 4.000. Anche se lo stesso Viminale ammette di no avere dati certi, il 70% delle famiglie interessate dal provvedimento ha i requisiti previsti dalla legge per ottenere una proroga. Delle oltre 70 mila sentenze di sfratto emesse nel 2014 in Italiane sono state eseguite 30 mila il 90% delle quali per morosità spesso incolpevole. In pratica nel nostro paese si eseguono mediamente 140 sfratti al giorno con la forza pubblica e se si escludono le famiglie proprietarie di case e gli assegnatari di alloggi pubblici, questo significa che ogni anno in Italia uan sentenza di sfratto quasi sempre per morosità incolpevole, tocca una famiglia su quattro.

Definire allarmante un simile quadro della situazione è a dir poco riduttivo. La proroga sarebbe dovuta servire proprio per intervenire in aiuto a questi nuclei familiari, che il governo ha invece preferito ignorare garantendo in compenso un intervento a sostegno di adeguati piani casa da parte dei comuni,. Intervento che, però, finora non si è visto.

Chiaro che la situazione rischia adesso di diventare incandescente. «Si rischia una bomba sociale devastante», ha detto ieri il deputato di Sel Filiberto Zaratti. «Serve un piano straordinario che affronti e risolva l’emergenza abitativa con stanziamenti di risorse per l’edilizia residenziale pubblica e politiche abitative che ci consentano di uscire dalla logica dell’emergenza».