«Non ho mai realizzato un centesimo con le mie fotografie. Ho solo speso soldi. Però mi hanno tenuto in vita, hanno rappresentato l’unico sbocco creativo per tanti anni, fino a quando è arrivato Easy Rider». Dennis Hopper, l’attore e regista che scoprì la sua passione per la fotografia con James Dean in Gioventù Bruciata, è il protagonista della mostra che si aprirà oggi alla Gagosian Gallery di Roma, dal titolo Scratching the surface (visitabile fino all’8 novembre, è inserita nella cornice della XIII edizione del Festival di Fotografia). «Questa è la storia di un uomo/bambino che decise di sviluppare i suoi cinque sensi e di vivere e fare esperienze piuttosto che limitarsi a leggere», chiosò lo stesso autore per definire la sua «propensione all’immagine». Verranno presentati scatti degli anni ’60 e primi anni ’70, appartenenti alla serie Drugstore Camera, in cui Hopper fissò lo spirito libertario e anarchico che respirava allora (poi divenne un difensore accanito del partito repubblicano).
Quando l’antidivo e cineasta morì, nel 2010, alcune foto che erano state esposte nel 1970 presso il Fort Worth Art Center, in Texas, vennero ritrovate nel suo garage. Erano sparite per anni. Così, aprendo degli scatoloni, fra oggetti vintage e cose inutili, sbucò quella particolarissima storia scritta per immagini: dalle manifestazioni per i diritti civili (Alabama, 1965) agli hippy fino ai poeti beat. C’era anche Martin Luther King ritratto nella foga del suo discorso I have a dream. Collezionista, oltre che reporter pronto a registrare le metamorfosi di un’America bollente, Hopper frequentava molti di quei creativi che poi sono rimasti fra le pagine dei libri dell’arte contemporanea e della musica: c’è Oldenburg circondato da fette di torte nuziali di gesso, Ed Ruscha davanti all’insegna al neon di un negozio di elettrodomestici, i Grateful Dead che schioccano baci per tutti. In mostra a Roma, approderanno un centinaio di vintage prints. Le immagini della serie Drugstore Camera – scattate a Taos, New Mexico, dove Hopper si stabilì dopo Easy Rider, rimanendovi fino agli anni ’80 – sono state realizzate con semplici macchine fotografiche e sviluppate nei laboratori tipici dei drugstore americani. Sono come un diario di famiglia, dove i vari personaggi vengono ambientati tra rovine e paesaggi del deserto. Naturalmente, non possono mancare i viaggi on the road verso il Kansas.