C’era chi confidava nella doppia accoppiata – Oscar e Emmy – per Matthew McCounaghey e il celebratissimo – giustamente – True detective. E invece la sessantaseiesima edizione degli Emmy Awards, l’equivalente televisivo degli Oscar, ha visto il trionfo della quinta e conclusiva stagione di Breaking Bad, aggiudicandosi tutti i premi più importanti riservati alle serie drammatiche, tra cui migliore serie (per il secondo anno consecutivo), migliore attore protagonista e attori non protagonisti. Incoronata – ma nella categoria serie «comedy» – nel corso della lunghissima maratona condotta da Seth Meyers che ha visto sfilare sul palco del Nokia Theatre il gotha del piccolo schermo, tra produttori e prezzolatissime star, anche Modern family, cosiddetto nockumentary (falso documentario) creato da Christopher Lloyd e Steven Levitan e prodotto dalla 20th Century Fox Television, la sitcom racconta le vicende di una famiglia allargata che non corrisponde ai canoni tradizionali della good family.

Grande sconfitto della serata il kolossal fantasy Trono di spade, quattro premi minori ma a consolazione la conferma di un successo planetario composto da legioni di fedeli seguaci.
E così a stringere il premio fra le mani è stato il talentuoso Bryan Cranston (qualcuno lo ricorderà giovanissimo arruolato nel cast della soap Quando si ama nei primi anni ’80…), baffi seducenti alla Clark Gable che per il suo ruolo nella fiction di Walter White ha conquistato l’Emmy più ambito.

Con lui premiati anche Anna Gunn (Gloria), come «attrice non protagonista» e Aaron Paul (Jesse), migliore attore non protagonista . C’è spazio anche per Julianna Margulies, l’ex nurse Carol Hathaway in 135 episodi di ER ha convinto ora i giurati nei panni dell’avvocato d’assalto in The Good Wife, superando a sorpresa Robin Wright, per House of Cards e Claire Danes, per Homeland.

Nelle serie non drammatiche spazio per Julia Louis Dreyfus, al terzo Emmy per il suo ruolo in Veep e Jim Parson, al quarto Emmy per il suo personaggio in The Bing Bang Theory. Ty Burrel ha invece vinto come migliore attore non protagonista in una serie non drammatica, per Modern Family, mentre Allison Janney si è aggiudicata il riconoscimento alla migliore non protagonista femminile in una serie non drammatica, grazie al suo ruolo in Mom.

La lunga notte della tv Usa ha reso omaggio a Robin Williams che proprio su piccolo schermo con Mork e Mindy era esploso nel 1977 e aveva subito pochi mesi fa una cocente delusione con The Crazy Ones, sit com chiusa dopo appena una stagione per i bassi ascolti. A celebrarlo fra aneddoti e ricordi personali il collega (e fraterno amico) Billy Cristal. «Era il migliore amico che si potesse immaginare e oggi è molto difficile parlarne al passato, perché lui era molto presente nelle nostre vite e lo è stato per quarant’anni. Era la stella più luminosa e la sua luce continuerà a illuminarci e scaldarci. Robin Williams è un concetto».

Tanta qualità e ascolti alle stelle – come commenta accanto Giulia D’Agnolo – in una edizione che ha confermato ancora una volta l’importanza di una nuova presenza dei palinsesti e dei mercati ormai sempre più floridi che viaggiano sulla rete: le serie prodotte per essere mandate in streaming come l’eccellente House of Cards e Orange is the new Black, prodotte da Netflix.