«Credo sia il momento di prendere in considerazione la possibilità del ricorso referendario, sia per la scuola che per Jobs Act». Anche Maurizio Landini interviene sulla riforma della scuola appena approvata dal parlamento. Lo fa nelle pieghe dell’assemblea nazionale dei metalmeccanici Cgil, chiamati a fare il punto della situazione sul contratto della categoria.

Nello specifico, a Fim e Uilm sarà rieiterata, ma senza troppe speranze, la richiesta di «un percorso democratico di verifica» della piattaforma contrattuale. Insomma, si chiederà che sul nuovo contratto ci sia il voto dei lavoratori. E se, come prevedibile, Fim e Uilm faranno orecchie da mercante, a quel punto partiranno le consultazioni sulla proposta di piattaforma della sola Fiom Cgil.

Su Jobs Act e riforma della scuola, provvedimenti approvati nonostante le continue proteste, e considerati da Landini come due identiche prove del modus operandi del governo Renzi, l’analisi di quanto accaduto non teme smentite: «Era chiaro fin dall’inizio – osserva il segretario generale della Fiom – il governo pensa di non dover rispondere a nessuno. Ma il suo problema vero è che non ha il consenso nel paese».

Di qui anche l’ipotesi referendaria. Con una, rimarcata, premessa democratica: «È importante, a partire dalle persone che lavorano nella scuola, decidere come si contrastano quei disegni. Ho anche la sensazione che il governo si troverà di fronte a problemi seri, anche di ricorsi, perché sta raccontando molte bugie. In ogni caso, va fatta una discussione su come si cancellano leggi sbagliate» scandisce il segretario della Fiom.

Come in ogni occasione pubblica, Landini non si sottrae alla domande. Anche sulle novità di giornata, come i dati pubblicati dal ministero del lavoro sull’aumento della trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. In questo caso, le sue osservazioni sono uguali a quelle di Corso d’Italia: «Che siano trasformati i rapporti di lavoro che esistono già perché ci sono gli sgravi, lo trovo normale. Che per alcuni lavoratori possa significare un miglioramento, è una cosa che oggettivamente avviene. Ma non si può raccontare la bugia che questo è un contratto a tempo indeterminato: nel contratto a tempo indeterminato con l’aggiunta delle tutele progressive, l’impresa può interrompere quel rapporto con un po’ di soldi, anche se non c’è una giusta causa. Dunque questa è una forma di lavoro non tutelata, che può essere precaria».

Landini alza poi lo sguardo alla realtà generale del paese: «Non siamo in una situazione di riduzione della disoccupazione e di aumento dei posti di lavoro. E se non si riprendono gli investimenti pubblici e privati, alla lunga questo problema non si affronta». Si tratta dell’ennesimo monito all’esecutivo guidato da Matteo Renzi, ribadito nel suo lungo intervento ai delegati dell’assemblea nazionale Fiom: «Il governo mi sembra si noti perché non c’è. Renzi non pervenuto – ironizza Landini – come nelle previsioni del tempo».

Poi, spinto dagli applausi della platea, il segretario dei metalmeccanici Cgil attacca, tirando le somme di quanto accaduto negli ultimi quindici mesi. «Renzi twitta, fa i post. E ha fatto le riforme che ha fatto perché le chiedeva l’Europa. Ha fatto porcherie, e ora l’Europa non gli chiede più niente e non lo considera più. Eppure il voto in Grecia è uno spartiacque, che può aprire una fase nuova in Europa. Abbiamo assistito a un atto di coraggio e a una prova di democrazia».

Nel suo intervento davanti alla platea dei delegati metalmeccanici, Landini chiede infine all’intera Cgil se sia vero o no che ci sia una discussione sotterranea sull’attuale struttura contrattuale.

Da Danilo Barbi, segretario confederale presente in sala all’assemblea di Bologna, arriva a stretto giro di posta una rassicurazione a nome dell’intera segretaria di Susanna Camusso: sui contratti nazionali non c’è in corso alcun confronto. Nemmeno ufficioso.