Casa Futura Pietra nel Dolmen di Bisceglie
Casa Futura Pietra nel Dolmen di Bisceglie

L’arte che si propone al pubblico come un intervento sociale nasconde delle insidie di cui è necessario tenere conto. Spesso cela un’ideologia facile di impegno sotto cui poi c’è ben poco di nuovo e, a volte, ancor meno di valido. Sfugge però a questi rischi la manifestazione Casa Futura Pietra, decima edizione di Intramoenia Extra Art: un’iniziativa che ha ormai conquistato una storia di tutto rispetto in Puglia (dai cinque anni di viaggi nei castelli con Achille Bonito Oliva alla penultima edizione Watershed, con un fil rouge come l’acqua).

Curata da Giusy Caroppo, la rassegna ha il merito di portare alla luce luoghi poco conosciuti, con il maggior coinvolgimento possibile degli spettatori, in una sorta di museo diffuso che poi fa da battistrada per incursioni future. Dall’autunno scorso, in un percorso che ha toccato punti salienti, tra cui il Dolmen di Bisceglie e la Valle dei Dinosauri di Altamura, la storia – anzi la preistoria – della pietra è stata al centro della kermesse.

Un progetto in cui scultura e suono, video e nuove architetture si sono intrecciati così da poter sperimentare la pietra stessa come chiave di lettura dei territori, in un’esplorazione che dal mare penetra fin nell’entroterra. E così, sia il sottosuolo che i centri urbani sono diventati oggetto di incursioni creative e di reinvenzione moderna di un materiale che calamita intorno a sé riti e figure ancestrali.
Il percorso ha il suo riassunto rievocativo nella mostra conclusiva, che resterà aperta fino al 22 febbraio prossimo nel Palazzo Tupputi, a Bisceglie.

Qui sarà possibile ammirare l’intero tragitto nei luoghi di Puglia. E sono tanti gli artisti che si sono cimentati in questo tuffo nella memoria del passato e del presente: dalla performance video di Filippo Berta alla composizione di Jeoge Peris col suo particolare Dolmen, dal Concerto Preistorico di Alvin Curran (che ha iniziato nel novembre scorso questo viaggio nel Dolmen di Bisceglie) al video di Jimmie Durham, dalla pila di materassi in ceramica policroma di Vedovamazzei alle alcove neopompeiane di Pietro Di Terlizzi, dalla performance di Sergio Racanati al manifesto pionieristico di Costruire la città di Ugo La Pietra che invita architetti e artisti a realizzare installazioni. E poi, ancora, c’è Kei Nakamura che dialoga con le sue piccole sculture orientali con gli assetti urbani e le architetture arcaiche della Puglia.

La pietra è materiale vivo, è essa stessa produttrice di colori, forme, suoni. E di questa «natura» cangiante, se ne fanno interpreti Irene Petrafesa con la sua intrigante pittura, e Bizhan Bassiri e Tony Fiorentino con le loro incursioni nel materiale. E naturalmente non si può non nominare un artista che da tempo mette al centro la pietra come madre-matrice, Vito Maiullari.
Nella sua Altamura l’uso della pietra della Murgia, soprattutto l’intrigo dei suoni da cui è capace di trarre musiche sublimi, è divenuta una storia complessa, che andrebbe raccontata a parte.