Ospitiamo un’intervista tratta da “#LaSciaoRaddoppia. Complotti e cospirazioni nella politica italiana: le scie chimiche dal centrosinistra ai grillini“, instant ebook fatto in rete in sole 48 ore da L’Anacaprina, un gruppo di creativi, giornalisti e artisti. Articoli, interviste, saggi, poesie, foto e satira sullo stretto rapporto tra complottismo, politica e bufale: come nascono e si alimentano le bufale? Come arrivano in Parlamento? Come le usano i (social) media? (L’intero ricavato sarà devoluto ad una scuola alluvionata di Genova).

«Una volta nei circoli del Pci – e negli altri partiti – si dibatteva, anche se poi c’era il centralismo democratico. Da noi no». Il dissenso al MoVimento 5 stelle non piace. Lo ha detto al quotidiano Repubblica il deputato pentastellato Tommaso Currò, eletto a Montecitorio nel 2013. Nato a Milazzo (Messina) nel 1973, una laurea in Fisica in tasca, dell’espulsione di Currò dal partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si parla un giorno sì e l’altro pure. Colpa, pare, del suo mancato allinearsi con le scelte della dirigenza. «Un miracolato», lo ha sferzato l’ex comico ormai da anni prestato alle tribune elettorali. «Io sono uno che ha fatto dei sacrifici per studiare», si definisce il parlamentare. Che ai suoi colleghi dice: «Quando parlano delle scie chimiche non mi sento rappresentato».

Currò, cosa sono le scie chimiche?
«Le scie chimiche per me hanno una doppia sfaccettatura. So che qualcuno intende che siano prodotti chimici emessi dagli aerei per finalità occulte di controllo climatico o creazione del consenso. Io sono laureato in Fisica, per me le scie chimiche non sono altro che normalissime scie di condensazione prodotte dagli aerei nel corso delle loro traversate.»

Il MoVimento 5 stelle, di cui lei è esponente, sembra aver sposato la prima ipotesi.
«Occorre precisarlo: non è il M5s tout court ad aver sposato la teoria delle scie chimiche. Lo hanno fatto solo alcuni esponenti, quelli più inclini a credere all’esistenza di un complotto internazionale contro il popolo ordito da chissà chi. Molti altri colleghi, invece, non hanno convinzioni in tal senso e anzi hanno l’assoluta consapevolezza che convinzioni simili siano dovute solo a scarse conoscenze.»

La teoria delle scie chimiche è considerata, a tutti gli effetti, una faccenda da complottisti. Non le dà fastidio, a causa della sua appartenenza politica, essere incluso in quella categoria?
«Sì, mi disturba. Ho una formazione scientifica e sono una persona pragmatica. Mi infastidiscono le scie chimiche quanto le sirene da proteggere, gli ufo e i microchip sotto pelle. In chi difende certe posizioni non noto, però, nient’altro che un’eccessiva fiducia nelle credenze popolari. O, al limite, un po’ di diletto. In fondo, non ci trovo nulla di male. A molti colleghi complottisti, a livello umano, voglio molto bene.»

Credere o no alle scie chimiche, quindi, è solo una questione di approccio?
«Certo. È un po’ come per gli ufo: per me un ufo è quello che dice la parola stessa, cioè un oggetto volante non identificato. Almeno finché, invece, non viene dimostrato il contrario. Per altri, invece, la parola ufo sottintende un mondo di alieni e invasioni e cose simili…»

La diffusione di certe storie senza fondamento scientifico è dovuta, secondo lei, a una scarsa informazione? Oppure, al contrario, alla disponibilità di troppe informazioni contemporaneamente su internet?
«Certamente la seconda. È indubbiamente colpa di una sovraesposizione alle informazioni. Ma manca una conoscenza di base strutturata che possa permettere di filtrarle. Le faccio un esempio: c’è un sacco di gente che è convinta che si possano alimentare le automobili con l’acqua. Ma basterebbe una basilare conoscenza chimico-fisica per sapere che è impossibile. L’acqua al massimo può essere un vettore di energie prodotte in altro modo, non può produrre energia essa stessa. C’è questa convinzione che l’uomo abbia a disposizione tecnologie avanzatissime ma non le usi per via di oscuri poteri che lo impediscono.»

La teoria sulle scie chimiche nasce negli anni Novanta, in seno agli estremisti di destra antigovernativi americani. In Italia questo tema si identifica con il MoVimento 5 stelle. Perché?
«Perché è il luogo politico in cui prende forma la sfiducia nelle istituzioni. Non è una questione di destra o di sinistra, è proprio tutt’altro. E in questo c’è un’assoluta corresponsabilità dello Stato: la mancanza di trasparenza e gli scandali hanno causato un progressivo allontanamento della gente dalla politica. Le concezioni complottistiche sono figlie del pensare che la nostra classe dirigente sia anche il nostro nemico.»

Cosa pensa quando i suoi colleghi dei Cinque stelle denunciano il controllo climatico tramite le scie chimiche o si fanno portavoci di una o di un’altra informazione non verificata?
«Mi irrita moltissimo, desidererei più accuratezza. Tutto quello che dicono porta discredito non soltanto a loro stessi ma anche a tutti gli altri che lavorano con loro e che, magari, si impegnano di più per dare notizie verificate e veritiere. Io ho una cultura che mi è costata dei sacrifici, ho studiato per anni per garantirmi una certa profondità d’analisi. Ma quando sento parlare di scie chimiche non mi sento rappresentato.»

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