L’Europa doveva servire al M5S ad accreditarsi come forza di governo, facendo dimenticare le difficoltà dell’amministrazione di Virginia Raggi. Ma sta accadendo il contrario da Bruxelles gli scossoni degli eventi europei si riproducono nel mondo dei 5 Stelle facendo passare in secondo piano le lacerazioni e le inchieste capitoline. Al centro delle polemiche c’è la gestione di Davide Casaleggio e dei suoi uomini più fidati. Lo dice chiaramente la deputata bolognese Elisa Bulgarelli.

«Ma l’associazione Rousseau è la segreteria del partito 5 stelle ovvero il centro dei cerchi e cerchietti magici del Movimento? – si chiede – E pensa se non stessero lavorando al Ddm (Direct democracy movement)… Beppe aiutaci tu!». Bulgarelli non è nuova alle critiche: già nell’ottobre scorso, quando aveva polemicamente invitato a non votare per le statuto e regolamento. La mossa, comune a più «portavoce», consiste nel separare le responsabilità dello scivolone degli ultimi giorni a Davide Casaleggio, il quale viene accusato di costruire una sua struttura parallela a quella finora in vigore, cucita attorno all’associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma e-democracy del Movimento. Non è un caso che David Borrelli, l’europarlamentare che più si è speso per il passaggio all’Alde, sia membro di Rousseau, assieme a un altro grillino bolognese che guarda spesso a destra e che Bulgarelli conosce benissimo: l’ex candidato a sindaco sotto le due torri Massimo Bugani.

Anche un allineato come Carlo Sibilia, ex membro del direttorio, ha protestato per le vicende di questi giorni. È stato subito ripreso dal blog di Grillo, che tra le righe (senza citarlo esplicitamente) lo ha invitato a tacere accusandolo di non conoscere il funzionamento del parlamento europeo. «Da aprile c’è una certa nebulosità delle scelte», accusa Sibilia parlando col Corriere della Sera. Che si tratti del protagonismo del giovane Casaleggio, della piattaforma Rousseau o della ventilata operazione di scouting presso professionisti ed esperti per costruire la squadra del governo a 5 Stelle che pone oggettivamente a lato la formazione parlamentare, le parole di Sibilia non sono espressione di un disagio individuale.

Nel pomeriggio di ieri altri cinque europarlamentari parevano sul punto di lasciare il gruppo pentastellato. Nel giro di un paio d’ore è arrivata la smentita, firmata da tutti gli eletti rimasti. Tra annunci di abbandoni e sconfessioni decise, la verità sta nel mezzo: in molti minacciano di andarsene se non cambieranno gli assetti del gruppo, a partire dai responsabili della comunicazione.