È successo ancora e di nuovo a Edimburgo. Nel Murrayfield, lo stadio solenne e severo, teatro di tante battaglie. Qui l’Italia ha battuto la Scozia 22 a 19, come era già accaduto nel 2007, annus mirabilis quanto breve del nostro rugby.

È il secondo successo degli azzurri in campo avverso in sedici edizioni del Sei Nazioni. Ma se nel 2007 finì con venti punti di scarto, quella di ieri è stata una vittoria di misura, strappata sul filo di lana, all’ultimo secondo di un match trascorso fin dal primo minuto a inseguire il vantaggio degli scozzesi. E concretizzata dalla meta tecnica che l’arbitro, l’irlandese George Clancy, ha concesso all’Italia dopo 9 minuti incessanti di attacchi azzurri a ridosso della linea di meta, un’infinità di mischie vinte e di falli della difesa della Scozia.

Ma non solo. L’Italia di Jacques Brunel si è presentata al Murrayfield con una squadra giovane, con ben due esordienti: Enrico Bacchin, anni 22, schierato primo centro, e Michele Visentin, anni 23, spedito all’ala. Sono stati tra i migliori in campo. Assieme a loro altri giovani con appena una manciata di caps: Dario Chistolini, George Fabio Biagi, Luca Morisi. Le assenze erano importanti: Masi, Castrogiovanni, Bortolami, tutti veterani di lungo corso, e poi Sarto, Campagnaro, Geldenhuis. E insomma c’era da tremare, dopo due sconfitte di cui una brutta (Irlanda) e una più che onorevole (Inghilterra), e con una Scozia data in pieno rilancio ma anch’essa sempre sconfitta nei primi due turni del torneo.

Nei primi sette minuti della partita l’Italia ha dato fondo a tutte le scelleratezze possibili. Dopo un minuto ha concesso un fallo banale (Minto) e Chris Laidlaw ha subito portato gli scozzesi sul 3-0. Quattro minuti dopo un passaggio sciagurato di Kelly Haimona era intercettato da Mark Bennett che poteva volare in solitudine fino al centro dei pali azzurri. Laidlaw trasformava ed era 10-0 per la Scozia. Peggio di così non poteva cominciare. I padroni di casa sembravano lanciati verso una cavalcata trionfale, con i loro trequarti spumeggianti, un calciatore infallibile, e l’estremo Stuart Hogg che metteva paura non appena partiva da lontano con la sua corsa elettrica.

Italia troppo propensa al fallo e sul bordo del precipizio, forse già con un piede nel vuoto. Ma al 10’ la partita cambiava corso: “carretto” azzurro ben congeniato e Joshua Furno schiacciava in meta. Kelly Haimona, ieri molto in difficoltà, mancava la trasformazione: 10-5. Due calci messi a segno dalla Scozia contro uno dell’Italia permettevano ai padroni di casa di allungare ancora: 16-8. Però qualcosa si vedeva: una mischia italiana dominante, una maggior sicurezza in touche, una difesa arcigna che aveva in Favaro e Minto due polipi che tutto agguantavano. Ma soprattutto la voglia di esserci, di non mollare, di sfidare la Scozia in un match di fatica e di trincea, situazione ieri più gradita agli azzurri che ai loro avversari. E così poco per volta la sfida cambiava volto. L’Italia difendeva bene, conquistava palloni e avanzava; la Scozia perdeva il confronto fisico e con esso la propria sicurezza. A quattro minuti dall’intervallo c’era un penalty da buona posizione per il piede di Haimona, buona occasione per accorciare la distanza, ma il suo calcio rimbalzava sul palo e Venditti era il più lesto a raccogliere palla e a schiacciare contro la base dei pali. Con la trasformazione si andava sul 16-15 per la Scozia: un solo, misero punto di vantaggio. Ogni certezza svanita, Murrayfield percorso da brividi di paura.

Il secondo tempo vedeva un’Italia incarognita e con il coltello tra i denti. Giocava meglio ma non concretizzava. Tommaso Allan, subentrato a Haimona, sbagliava l’ennesimo calcio piazzato; non così Laidlaw in una delle poche fiammate scozzesi fermate da un fallo della difesa italiana: 19-15 al 56’ e con un quarto di partita ancora da giocare. Fatica e cambi di qua e di là. Un’altra prima linea per gli azzurri (De Marchi-Manici-Cittadini) ma sempre dominante. Mischie su mischie, scozzesi in ginocchio fino all’ultimo secondo, quando Clancy concedeva meta tecnica e Allan trasformava. Fine della storia. Appuntamento a Roma tra due settimane con la Francia.