Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, i quattro militanti No Tav arrestati il 9 dicembre del 2013, non sono terroristi, né lo sono mai stati come invece ha sostenuto, durante il loro processo, la procura di Torino. Cade così il fardello più pesante, l’accusa più grave nei confronti del movimento che da anni lotta contro la Torino-Lione: il terrorismo. «Il reato non sussiste», la Corte d’Assise presieduta da Pietro Capello, ieri, ha, infatti, assolto i quattro attivisti dall’accusa di aver agito con finalità terroristiche. Li ha, però, condannati – in riferimento all’assalto al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013 – a tre anni e mezzo di carcere ciascuno, per danneggiamento seguito da incendio, fabbricazione e trasporto di armi (in relazione all’utilizzo di moltov) e violenza a pubblico ufficiale. Delle parti civili, solo Ltf ha ottenuto il diritto a un indennizzo, che è stato negato all’Avvocatura dello Stato e al Sap, il sindacato autonomo di polizia che si era costituito parte civile.
Alla lettura del dispositivo, nell’aula bunker delle Vallette, parenti e attivisti No Tav hanno urlato «libertà», identico coro si è ripetuto fuori dalla struttura, dove un presidio, ha aspettato l’esito, in pieno stile valsusino con dolci e vin brulé.
Abbracci e lacrime tra gli imputati – Claudio Alberto, 23 anni, Niccolò Blasi, 24 anni, Mattia Zanotti, 29 anni, Chiara Zenobi, 41 – che prima di lasciare la cella dell’aula bunker, hanno stretto a lungo le mani dell’avvocato Claudio Novaro, a capo del pool difensivo e autore di un lavoro certosino.
«L’accusa di terrorismo era manifestamente infondata. È una vittoria su tutta la linea. Era la pena che auspicavamo. Avevo detto ai miei clienti – ha sottolineato Novaro – che sotto i 4 anni sarebbe stata una vittoria». I legali, ora, chiederanno i domiciliari per i quattro militanti di area anarchica, in carcere da oltre un anno, soggetti a un regime di alta sorveglianza. «Troppo tempo, troppo – ha precisato Nicoletta Dosio, voce storica del movimento, presente in aula – i ragazzi devono essere subito scarcerati, li vogliamo liberi».
Soddisfatta a metà per la sentenza: «Certo, poteva andare peggio, ma tre anni e 6 mesi sono sempre tanti. Non è quindi una vittoria, ma siamo felici che sia stata sconfessato l’impianto della procura torinese. E sia caduto il reato di terrorismo. La nostra volontà di giustizia non passa dai tribunali, ma dal conflitto sociale».
I fatti, per i quali la Corte d’Assise di Torino era stata chiamata a decidere, risalgono al 2013, alla notte tra il13 e il 14 maggio, quando un gruppo di persone incappucciate attaccò il cantiere del cunicolo esplorativo di Chiomonte, in località La Maddalena, provocando l’incendio un compressore, non lontano dal tunnel esplorativo, dove lavoravano una dozzina di operai.
I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto, per i quattro imputati, nove anni e mezzo di pena, facendo leva sulle finalità terroristiche, smentite completamente dalla decisione della Corte. «È una grande giornata perché abbiamo battuto la procura e i suoi castelli campati in aria» ha detto Alberto Perino, all’inizio dell’assemblea svoltasi in serata a Bussoleno. «La Procura – ha aggiunto – ha perso due volte perché il tribunale non si è appiattito sulle idee di Caselli, Padalino, Rinaudo».
La sentenza ha, invece, molto infastidito il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: «Se non è associazione con finalità terroristiche incappucciarsi e organizzare l’attacco allo Stato, qualcuno mi deve spiegare cosa sia. Mi auguro che i pm facciano ricorso in secondo grado e li ringrazio per il coraggio».
In serata, il movimento si è ritrovato a Bussoleno, nel cuore della Valle, per festeggiare l’assoluzione dalla gravissima accusa di terrorismo, esprimere disappunto per una condanna ritenuta comunque alta e soprattutto chiedere la liberazione dei compagni.
Un corteo, aperto dallo striscione «Siamo No Tav, fermarci è impossibile» ha attraversato le vie del borgo. È stata bloccata l’autostrada del Frejus e poi la statale 25. Presidi anche a Roma, Milano, Bologna, Brescia e Firenze. Nella giornata è stato oscurato il sito della procura di Torino, l’attacco informatico è stato rivendicato da Anonymous.
Il Movimento 5 Stelle con i consiglieri regionali Francesca Frediani e Davide Bono auspica «una rapida liberazione degli attivisti No Tav ancora reclusi». Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, «caduta l’assurda accusa di terrorismo resta una condanna enorme e puramente repressiva».