La presidente della Camera, Laura Boldrini, lo aveva annunciato in conferenza stampa a Roma e ha voluto rispettare la promessa: a Lesbo, ieri, ha incontrato l’anziana donna ottantatreenne, Emilia Kamvisi, che ha nutrito con il latte di un biberon il figlio neonato di una giovane profuga, diventando il simbolo della solidarietà e dell’umanità del popolo greco.

È anche grazie al suo gesto se gli abitanti delle isole greche (tra cui Lesbos, Rodi, Samos e Chios) sono ora candidati al Nobel per la Pace 2016. «L’isola di Lesbo è simbolo dell’accoglienza. Se Schengen è in crisi, questo succede perché altri Stati non rispettano i loro obblighi», ha dichiarato la presidente della Camera, tornando a sottolineare che «se si punisce la Grecia perché rispetta i propri impegni come previsto dal diritto internazionale, ciò significa che l’Europa non ha più sentore dei propri valori, che sta perdendo se stessa e sta rischiando di andare a fondo».

Laura Boldrini ha anche voluto indossare un salvagente raccolto sulla spiaggia di Skala Sykamiàs, punto di approdo di migliaia di profughi che tentano la traversata dalle vicine coste turche, nella speranza di trovare accoglienza in Europa. «Questo giubbotto rappresenta, come simbolo, lo sforzo di accoglienza di Lesbo, ma è anche un giubbotto per poter salvare l’Europa», ha dichiarato la Presidente.

Ed ha promesso al sindaco Jorgos Saròglou che non si tratta solo di una presenza di poche ore, di un gesto simbolico forte ma isolato e che farà , quindi, tutto ciò che è nelle sue facoltà, per non lasciare soli i cittadini e le autorità di quest’isola dell’Egeo Nord-orientale. L’Italia rende tangibile, così, la sua vicinanza. Nel corso della sue permanenza a Lesbo, la Boldrini ha anche incontrato medici ed infermieri dell’associazione torinese Rainbow for Africa, che stanno offrendo il loro prezioso contributo nell’affrontare quella che continua ad essere una emergenza senza fine. Hanno deciso di donarle una conchiglia, proveniente da una delle spiagge dell’isola, in memoria di tutti i piccoli che non ce l’hanno fatta a raggiungere le coste greche.

Quanto sia critica la situazione, lo chiarisce anche una dichiarazione del viceministro greco responsabile per le politiche sull’immigrazione, Jannis Mouzalas, il quale ha spiegato che per più di una volta erano quasi pronti nuovi hotspot, ma le strutture sono diventate parzialmente inagibili, in quanto hanno dovuto ospitare, prima di essere ultimate, 17.000 profughi arrivati dalla Turchia.
E sempre Mouzalas – che ieri ha incontrato a Lesbo Laura Boldrini – non ha esitato a rendere noto alla Bbc il fatto che in una delle riunioni dei ministri competenti, il rappresentante del Belgio ha detto alla Grecia «di ributtare i profughi a mare», anche se questo dovesse violare la legge.

Nel frattempo, il primo ministro Alexis Tsipras, in un’intervista concessa al giornale di Syriza «Avghì», in edicola oggi, si mostra ottimista sul fatto che «presto la sfida della valutazione del modo in cui la Grecia ha applicato il programma pattuito ad agosto, la sfida dell’emergenza profughi e quella della rinegoziazione del debito si potranno concludere» e appena questo avverrà, «la Grecia potrà voltare pagina».

Sulla questione dei profughi, Tsipras dice chiaramente che le chiavi per risolvere il problema sono in mano alla Turchia, dipendono, cioè, dalla sua volontà. Per quel che riguarda, infine, la protesta degli agricoltori contro la riforma del sistema previdenziale e fiscale, il messaggio del leader di Syriza è chiaro: «devono tornare al tavolo delle trattative per discutere ed assicurarsi, così, dei sostanziali miglioramenti».