Il funerale del conte Palladini ha dato il via a venti anni di Un posto al sole, real drama ambientato e prodotto a Napoli, in onda su Rai Tre. Il compleanno è stato festeggiato il 21 ottobre: in media 8,5% di share per la serie più longeva d’Italia. L’idea venne a Giovanni Minoli e Francesco Pinto: realizzato da Fremantle Media Italia e Rai Fiction, si ispira alla serie australiana Neighbours.

La morte del conte  ha permesso alle storie di liberarsi dal canone del serial per intercettare la cronaca: uno degli appartamenti del lussuoso palazzo sul mare, nel quartiere più esclusivo della città, va in eredità alla figlia illegittima del conte, Anna, sorella di Franco Boschi (l’attore Peppe Zarbo). La casa, ribattezzata la Terrazza, diventa l’avamposto di un gruppo di proletari che si infiltra a Posillipo. «Il campione della classe popolare è il portiere Raffaele (l’attore Patrizio Rispo ndr) – spiega Dario Carraturo, uno degli sceneggiatori -, il concept prevede che all’interno di Palazzo Palladini si ritrovino tutti i ceti, in modo da riprodurre uno spaccato della realtà partenopea. Così il mélo tradizionale della fiction si intreccia con i temi sociali».

Tra amori e tradimenti, Upas ha raccontato anche la camorra. Nel 2001 i cantieri navali finiscono nel mirino del clan Morraca, che cerca di imporre il pizzo. A interpretare il capoclan il re della sceneggiata, Mario Merola. L’interesse della malavita si sposta poi sul settore rifiuti così, ancora nei cantieri, vengono scoperti scarichi illeciti di materiale tossico. Da un anno sulla scena criminale ha fatto irruzione il boss Maiorano: lo scontro è più violento, in azione ci sono le giovani leve attratte da soldi e status symbol. «Monitoriamo i social – prosegue Carraturo – ma cerchiamo di non farci influenzare troppo dai giudizi a caldo dei telespettatori. Quando Chiara ha tradito Nunzio, erano tutto per Nunzio. Poi però il ragazzo ha reagito male e l’hanno preso di mira. Lo stesso succede con i due ’cattivi’, Marina Giordano e Roberto Ferri (gli attori Nina Soldano e Riccardo Polizzy Carbonelli, ndr): vogliono assistere alla loro redenzione ma non lo vogliono davvero, il conflitto è il motore di ogni storia».

Scorci bellissimi di Napoli, drammi familiari e cronaca si dipanano cinque giorni su sette, Upas si ferma solo 14 giorni ad agosto. Si tratta di girare l’equivalente di un film a settimana: la cadenza temporale segue la realtà, è Natale a Natale; la verosimiglianza è assicurata da un ricercatore che vive in simbiosi con gli sceneggiatori; 17 attori protagonisti, 30 interpreti più le guest star; in 12 lavorano all’ideazione delle storie, più tre sceneggiatori e i dialoghisti.

«Si tratta di una scrittura industriale con dei ritmi serrati – conclude Carraturo -. Non pianifichiamo a lunghissimo termine: osserviamo cosa succede sullo schermo così, grazie agli attori, scopriamo possibili sviluppi. Adesso stiamo introducendo una nuova sottotrama: lo studio legale dove Nico fa praticantato. Vediamo cosa succede».