Mentre i fan riempiono di fiori l’esterno della sua casa di Londra, e si moltiplicano i messaggi di condoglianze – da Elton John a Madonna, Ringo Star – i media ricordano il cantante scomparso anche come alfiere delle lotte omosessuali. Parole che nell’aprile del 1998 pesarono come macigni, perché a pronunciarle era una pop star ai massimi vertici della popolarità. A convincerlo a rivelare la propria omosessualità dopo anni in cui non aveva affrontato l’argomento è l’arresto per «condotta immorale» in un bagno pubblico di Beverly Hills, dove era caduto nella trappola di un agente in borghese.

 
Episodio  per cui venne condannato a 80 ore di lavori socialmente utili e che Michael affrontò con ironia in un video – Outside, una vera ricostruzione di quanto accadde quel giorno dai toni satirici che si conclude con lo stess Michael nei panni di un poliziotto che balla in una toilette trasformata in una pista da discoteca. L’ex Wham! diventa così da figura discussa nella comunità Lgbt – Boy George e Elton John lo avevano in precedenza sollecitato a uscire allo scoperto.
Anche verso l’inquilino di turno di Downing Street Michael non è mai stato tenero, celebri le critiche a Margaret Thatcher e alle sue politiche di smembramento del sistema sanitario, e contro l’appoggio alle manovre militari degli Usa, con riferimento agli acquisti di missili cruise. George dichiarò all’epoca di sentirsi: «A disagio sapendo che con i miei soldi si stanno pagando le armi».

 
In precedenza – nel 1984 – è protagonista insieme a tutte le maggiori pop star inglesi del progetto Band Aid, legato alla celebre Do they Know it’s Christmas, la canzone registrata per supportare la campagna contro la fame in Etiopia, donando in beneficenza sempre a Band Aid i diritti d’autore di Last Christmas che un anno dopo canterà nel mega concerto Live Aid in coppia con Elton John.
Nel 1988 si esibisce anche al Mandela Day dove esegue tre brani di artisti ai quali si è sempre ispirato: Sexual healing di Marvin Gaye, Village ghetto land di Stevie Wonder e If you were my woman di Gladys Knight; nel ’92 riprende Somebody to Love con i Queen nel tributo al suo idolo appena scomparso, Freddie Mercury. Una performance impeccabile.