Le destre venezuelane attaccano la presidente cilena Michelle Bachelet. Quest’ultima ha infatti evitato di ricevere alcune rappresentanti dell’opposizione venezuelana, mogli di golpisti attualmente in carcere in attesa di processo, o di politici accusati di aver diretto le violenze di piazza organizzate l’anno scorso contro il governo di Nicolas Maduro. Bachelet ha addotto un motivo burocratico: «Non mi hanno inoltrato la richiesta», ha detto, subito smentita dalle interessate.

La decisione è stata infatti eminentemente politica. La presidente cilena non ha finora mai appoggiato le ingerenze esterne, né ha voltato le spalle ai 33 paesi che, durante il VII vertice delle Americhe che si è tenuto il 10 e 11 aprile a Panama, si sono schierati compatti contro il decreto Obama che ha imposto sanzioni al Venezuela, ritenuto «una minaccia eccezionale».

E nel paese, la sinistra cilena e i movimenti hanno raccolto le firme contro il decreto Obama: «Non vogliamo che finisca come durante il governo Allende, e che la primavera bolivariana venga stroncata da un colpo di stato», hanno avvertito diversi leader studenteschi e sindacali.

Nel parlamento cileno, le destre invece hanno chiesto un pronunciamento contro il governo Maduro, facendo seguito a quello della Spagna, che ha provocato una crisi diplomatica tra Caracas e Madrid. Per 30 voti a favore, uno contrario e 4 astensioni, anche il Senato ha approvato un documento in cui si sollecita l’esecutivo a dare indicazioni al ministero degli Esteri per chiedere la liberazione dei politici detenuti in Venezuela. Il testo è stato spinto dal presidente del Senato, Patricio Walker e da un gruppo di parlamentari della destra. L’ex presidente Sebastian Pinera è peraltro uno degli animatori di un appello contro Maduro, sostenuto da una ventina di altri ex suoi omologhi delle destre latinoamericane e spagnole.