Nella notte tra mercoledì e giovedì, la prima mattina in Asia, l’ambasciatore americano in Corea del Sud, Mark Lippert (nella foto), è stato aggredito durante un intervento ad un incontro dedicato proprio alla riunificazione delle due Coree.

Stando a quanto ricostruito l’aggressore ha avvicinato Lippert alle spalle prima che questo iniziasse il suo intervento, lo ha spinto verso il tavolo e lo ha colpito, provocandogli una ferita.
«Le due Coree devono essere riunite», ha urlato prima di colpire il diplomatico. L’aggressore, Kim Ki Jong, 55 anni, ha anche gridato slogan contro le esercitazioni congiunte tra Stati uniti e Corea del sud che sono iniziate lunedì.

Kim, membro di un gruppo che appoggia la riunificazione tra le due Coree, era stato condannato nel 2010 per aver lanciato blocchi di calce contro l’allora ambasciatore giapponese a Seul.

L’attacco è avvenuto in uno dei momenti annualmente più tesi tra le due Coree, perché sono in corso le esercitazioni militari Usa- Corea del Sud (precedute dal lancio di alcuni missili da parte della Corea del nord).

E ieri è arrivata la reazione all’accaduto anche di Pyongyang, che ha definito l’attacco «un giusto castigo» nei confronti della Corea del Sud e di Washington, impegnati in manovre militari congiunte.

«Un giusto castigo per gli americani bellicisti», ha titolato l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna, che qualifica l’aggressione all’ambasciatore come «un atto di resistenza» contro la presenza americana nella penisola coreana.