Alla cerimonia degli Oscar del 1940 due film di Victor Fleming, entrambi della Mgm, erano candidati alla statuetta per il Miglior film dell’anno: Via col vento e Il mago di Oz.
La leggenda vuole addirittura che mentre Fleming di giorno girava Gone with the Wind sotto la supervisione del celebre produttore David O. Selznick, la notte lavorasse al montaggio di The Wizard of Oz, un film dalle vicende produttive travagliatissime e che in un primo momento rappresentò anche una perdita al box office.

A vincere l’Oscar fu Via col vento, ma la «vita» cinematografica, televisiva e teatrale del musical tratto dal romanzo del 1900 Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum è continuata ininterrotta dal 1939 della sua uscita fino ai giorni nostri. È del 2013 Il grande e potente Oz di Sam Raimi con James Franco nei panni del mago del titolo, mentre nel 2014 è uscito il film d’animazione Il magico mondo di Oz, con le voci di Dan Aykroyd e di Jim Belushi prestate allo Spaventapasseri e al Leone codardo.

Domenica 11 dicembre sarà però il film originale del 1939 a tornare in oltre cento sale italiane in versione restaurata, grazie al progetto del Cinema ritrovato della Cineteca di Bologna, che lo distribuisce sia in versione classica che in 3D. Quello cioè con la giovanissima Judy Garland nei panni di Dorothy e l’abbagliante Technicolor con cui il regno di Oz prende vita sullo schermo, «marchio di fabbrica» del film insieme alla canzone Over the Rainbow, scritta appositamente da Harold Arlen e E.Y. Harburg per Il mago di Oz – che vinse infatti l’Oscar per la miglior colonna sonora e canzone originale. La storia è nota: un tornado trasporta Dorothy e il suo cagnolino Toto dal «grigio» Kansas al magico mondo di Oz, dove la bambina incontra tre amici: lo Spaventapasseri, il Leone e l’Uomo di latta.

Con loro – percorrendo la strada di mattoni gialli che ha ispirato anche una delle canzoni più famose di Elton John, Goodbye Yellow Brick Road – andrà in cerca del mago per esaudire i loro desideri: il Leone vuole il coraggio, lo Spaventapasseri un cervello, l’Uomo di latta un cuore, Dorothy vuole tornare a casa, in Kansas.
Negli anni i remake e gli omaggi del Mago di Oz sono stati tantissimi, anche se non sempre di successo: un musical di Broadway del 1975 – The Wiz – ispirò un film diretto da Sidney Lumet nel 1978 con Diana Ross nei panni di Dorothy e Michael Jackson in quelli dello spaventapasseri.

Anche i Muppets sono stati «protagonisti» di un film televisivo su Oz, con Kermit la rana come Spaventapasseri e Miss Piggy nei panni della Cattiva strega dell’ovest, omaggiata anche dal signor Burns in un episodio dei Simpson.
Riguardare oggi Il mago di Oz significa però anche, in un certo senso, rivedere sullo schermo un pezzo della Golden Age di Hollywood in cui il film è nato. Se infatti è Fleming il regista accreditato, nella lunga e travagliata produzione del film – diretta da Marvyn Leroy – si sono succeduti alla sceneggiatura e alle riprese alcuni grandi nomi di quegli anni. Tra loro sia King Vidor – autore delle riprese in Kansas e del numero musicale in cui Judy Garland canta Over the Rainbow – che George Cukor (rimpiazzato da Fleming anche nelle riprese di Via col vento), a cui si deve la scelta di non far indossare una parrucca bionda alla giovane protagonista, a cui suggerì di essere se stessa.