Non sembri esagerato ma il volume di Marcello Piras «Dentro le note. Il jazz al microscopio» (Arcana, pp.238, euro 19,50) è un autentico regalo per jazzofili, musicisti, musicologi, studenti di conservatori e scuole di musica come semplici appassionati. Piras, fondatore della «musicologia afroamericana» in Italia, oggi vive e lavora tra Stati uniti e Messico; scrisse tra il 1983 e il 1995 una serie di imperdibili articoli per il mensile «Musica Jazz». Ogni mese singoli brani o album venivano guardati al microscopio, analizzati, smontati e rimontati per una comprensione che entrava in profondità. Con il suo linguaggio cartesiano – non privo di accenti ironici, spesso graffianti – Piras aprì occhi ed orecchie a musicisti e critici unendo al rigore una passione «civile» ed una lucidità intellettuale fuori dal comune. Chi scrive, insieme a tante persone oggi vicine ai sessant’anni, deve molto al Piras didatta e musicologo ma di quei brillanti «Dentro le note» era rimasta traccia solo all’interno di «Musica Jazz», in biblioteche ed archivi.

Vincenzo Martorella, curatore della Arcana, ha avuto il merito di proporre a Piras (che nel frattempo ha collaborato con il Center for Black Music Research di Chicago, con la University of Michigan, è membro del comitato scientifico della rivista «Jazz Perspectives» e sta lavorando ad una storia afrocentrica della musica) la ristampa antologica di quegli articoli, ottenendo il consenso un po’ a sorpresa da parte dell’autore.

Il musicologo ne ha selezionati 39 ed ha aggiunto un saggio inedito sulla genesi di Silver Swan, una dimenticata composizione di Scott Joplin (geniale e sfortunato creatore del ragtime). «Nell’insieme, queste pagine – sostiene Marcello Piras – mi sono parse ancora fresche, per stile, contenuti, modo di trattare la materia. Si possono far conoscere ai figli dei lettori di Musica Jazz che le assaporarono allora. La musicologia jazz, di cui invocavo la nascita come auspicabile in un futuro nebuloso, adesso è nata, e sgambetta in lungo e in largo per i corridoi delle università, ma non ha prodotto gran che di maturo. Questi contributi d’epoca, con i loro limiti, servono ancora a qualcosa» (Introduzione, p.8).

Le forme (o strutture) del jazz, il rapporto tra composizione e improvvisazione, gli arrangiamenti e la condotta delle parti, i meccanismi interni ai brani del jazz che ne determinano il sapiente funzionamento sono l’argomento dei «Dentro le note». Piras analizza musiche dagli anni ’20 agli ’80, un sessantennio «campionato» da James P. Johnson ad Anthony Braxton, da Joe Venuti ed Eddie Lang a Bill Dixon, da Billie Holiday a Leroy Jenkins. Magistrali, tra i tanti, gli articoli riguardanti Joseph Jarman (Lori Song), John Lewis (Two Bass Hit), Lennie Tristano (Turkish Mambo), Ornette Coleman (Peace) ed Eric Dolphy (Out To Lunch!).

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