Non è molto, ma una certezza c’è: le primarie milanesi non si toccano. Si faranno il 7 febbraio. La funzione taumaturgica dei “diktat romani” – come dice il centrosinistra milanese – è scientificamente dimostrata. Basta una idea balzana o una mezza frase del Pd di Matteo Renzi per ricompattare come un sol uomo la giunta “arancione” logorata da mesi di pretattica in assenza di uno schema da presentare al suo elettorato disorientato. Un miracolo. Non per sciocco campanilismo, significa solo che il capo del Pd e i suoi colonnelli da queste parti non possono permettersi di imporre alcunché. Se vogliono vincere, devono mantenere un profilo basso.

Cercare di imporre una nuova data per le primarie (20 marzo) è stato sufficiente per risvegliare dal letargo il sindaco Giuliano Pisapia che si è immediatamente rimesso in moto per dire “qui decido io” e per dare una regolata all’ala sinistra della sua squadra che stava procedendo in ordine sparso. Il nuovo protagonismo del sindaco, oltre a costringere gli esegeti delle sue mezze frasi ad arrampicarsi sui vetri per cercare di capire, ha smosso le acque. E sembra che Renzi abbia intenzione di non intromettersi troppo negli affari di Palazzo Marino, forse per meglio concentrarsi laddove la situazione è più complicata (Roma, Napoli e anche Torino).

La prima novità è che dell’ex manager di Expo Giuseppe Sala si sono quasi perse le tracce. Si sa che deve ancora incontrarsi con il presidente del Consiglio per decidere il da farsi, ma in ogni caso la sua candidatura non verrà ufficializzata prima del 31 dicembre. La “nomination” sta andando troppo per le lunghe e questo è un segno di debolezza. Rimane ancora il preferito del capo del governo, ma Giuliano Pisapia deve aver capito che puntare tutto sull’uomo che incarna il “partito della nazione” farebbe davvero saltare la coalizione che aveva vinto le elezioni nel 2011.

La verità è che come candidato non gli è mai piaciuto e deve essersene accorto anche Giuseppe Sala. Lo confermano alcune dichiarazioni quasi fantozziane rilasciate ieri durante un convegno: “Se la politica riesce a esprimere un candidato forte io non solo la rispetto ma credo debba avere la priorità. Qualcuno che non è divisivo credo sia giusto che si faccia avanti, noi a Milano avremmo l’opzione meno divisiva possibile che è quella del sindaco uscente, Giuliano Pisapia, se dovessi esprimere un augurio mi augurerei che ci ripensasse”. Si è dato del divisivo da solo e ha rilanciato Pisapia, più che una candidatura sembra un’uscita di scena.

A cosa si deve questa nuova ipotesi di scenario? Messa da parte la leggenda metropolitana secondo cui Pisapia starebbe per ricandidarsi (del resto Elvis viene avvistato duecento volte al giorno), potrebbe essere che il sindaco, piuttosto irritato con i suoi piccoli e litigiosi alleati, abbia deciso di puntare lui stesso su una figura di riferimento capace se non altro di tenere insieme la coalizione. In queste ore sta prendendo corpo la candidatura di Francesca Balzani, attuale vicesindaco. Ha 49 anni, è stata assessore al bilancio al comune di Genova e anche eurodeputata del Pd – non renziana però, nelle disastrose primarie genovesi dello scorso anno stava con Sergio Cofferati. Se accettasse di partecipare alle primarie è evidente che la sua candidatura sarebbe “sponsorizzata” da Pisapia.

Il sindaco non lo ammetterebbe mai. Ma intanto: “La Balzani è un ottimo vicesindaco altrimenti non l’avrei scelta – ha detto ieri – ma non c’è un nome o l’altro, alla fine saranno i milanesi a decidere e non le segreterie dei partiti. E’ persona rappresentativa, conosciuta, che è riuscita ad essere in più occasioni soggetto di condivisione di obiettivi, superando anche difficoltà e divisioni, e questo per me è elemento importante. Non sono io a decidere, io posso dare la mia opinione ma siccome rispetto quella dei cittadini non voglio influenzarli”. Sempre ammesso che Renzi sia così saggio da digerire una figura del Pd anche se non allineata, bisognerà poi vedere in che modo si farà influenzare Pier Francesco Majorino, l’unico candidato (anche lui della sinistra Pd e sostenuto da Sel) che ha sempre detto di volersi giocare la partita delle primarie fino in fondo.