Sono tempi alquanto interessanti quelli che si stanno vivendo in Giappone, almeno per quanto riguarda l’animazione, tempi non facili ma gravidi di potenziali promesse e che segnalano degli slittamenti di prospettiva e dei passaggi di consegne; si potesse dire altrettanto anche del quadro politico sarebbe stato un 2016 molto migliore.

L’annata che sta per concludersi comunque oltre ad aver visto il fenomeno your name, animazione che dopo aver conquistato il botteghino di casa sta ora battendo record anche nella vicina Cina, ha sorpreso molti con delicatissimo pugno nello stomaco di In this Corner of the World di Sunao Katabuchi ed ha fatto inoltre intravedere cosa ci riserverà l’anno venturo. Nel 2017 infatti ritorneranno alla regia di un lungometraggio il genio lisergico e dadaista di Masaaki Yuasa e quello più «tradizionalista» di Hiromasa Yonebayashi che nei giorni scorsi ha visto l’uscita del teaser trailer del suo nuovo lavoro, Mary and the Witch’s Flower, tratto da La piccola scopa di Mary Stewart, film che non sarà targato Ghibli.

Le poche ma significative immagini hanno colpito la comunità di appassionati in non solo per l’effettiva bellezza, un tratto a mano che ricorda molto Kiki consegne a domicilio e Ponyo, ma anche per il significato che l’uscita del lungometraggio, la prossima estate in Giappone, avrà per il mondo dell’animazione giapponese.
Questo nuovo lavoro, anche al di là del suo intrinseco valore, potrebbe significare che l’avventura dello Studio Ghibli, come del resto si era già capito da un po’, è avviata ad un inevitabile quanto naturale tramonto.

Non tanto perché da qui ad un paio d’anni non sarà più attivo, dopotutto Miyazaki ha detto che tornerà con un cortometraggio, Il bruco Boro, o ancora potrebbero prender forma altre coproduzioni sul modello dell’eccellente La tartaruga rossa di  Michaël Dudok de Wit. Ma ci sembra che sia finita definitivamente l’era e la posizione di preminenza nel mondo dell’animazione giapponese dello studio fondato da Suzuki, Takahata e Miyazaki nel 1985, quel grandissimo esperimento di industria animata e creatività che è stato Ghibli per più di 35 anni lascia il posto, come è giusto che sia, ad una galassia varia e pulsante di animatori e di progetti, di qualità variabile naturalmente, ma tutti in un modo o nell’altro «discendenti» di Miyazaki e compagni.

Mary’s and the Witch Flower sarà il primo lungometraggio prodotto dallo Studio Ponoc, fondato da un collettivo di persone distaccatasi negli ultimi anni dallo Studio Ghibli, come lo stesso Yonebayashi, quando diventò chiaro cioè che il glorioso studio sarebbe entrato in un periodo di sospensione e di trasformazione radicale.

Tra i promotori di questo nuovo progetto figurano Yoshiaki Nishimura, produttore del capolavoro La principessa splendente di Takahata, Yoshiyuki Momose, già autore di alcuni cortometraggi per Ghibli, ed altri importanti animatori. Bisognerà vedere se questi «figli di Ghibli» saranno capaci di evolvere in maniera autonoma diversificandosi da Miyazaki e Takahata pur riconoscendo loro l’enorme influenza.

Una delle frasi che più è stata usata a sproposito in questi ultimi anni dopo il ritiro dalle scene del regista di Principessa Mononoke, che ancora oggi continua a girare e ad apparire su giornali e in rete come un veleno è infatti «il Giappone ha trovato il nuovo Miyazaki».

Applicata a Mamoru Hosoda dopo il notevole successo di critica e pubblico di The Boy and the Beast e ripetuta in questi ultimi mesi anche per Makoto Shinkai dopo lo stratosferico successo di your name, di fatto non è solo irrispettosa verso questi nuovi autori, fra l’altro non proprio giovanissimi, ma elimina del tutto il contesto e la congiuntura storica che ha fatto sì che il genio di Miyazaki e l’avventura Ghibli potessero esprimersi.

Al di là di tutto questo la speranza è che invece come succede in Principessa Mononoke la morte, anche dolorosa, dello spirito della foresta/Ghibli possa portare ad una rigenerazione e ad un nuovo inizio.