Il motto aziendale «Jamaica no problem», tormentone che i turisti quaggiù conoscono bene, è crollato polverosamente all’alba del 10 maggio scorso, nella baia di Bloody Bay, insieme all’impalcatura centrale del Blue Diamond, il nuovo hotel in costruzione a Negril, che ha ceduto di schianto, tirandosi dietro l’armatura di sostegno, e creando una voragine di vari metri.

Struttura di 587 stanze del gruppo Royalton, proprietà del tour-operator canadese Sunwing, questo nuovo colosso all-inclusive, il secondo del gruppo, dopo il White Sands aperto nel 2013, ha mostrato prematuramente i suoi piedi d’argilla, mettendo a rischio l’inaugurazione pianificata per dicembre. Therrestra Ltd, la ditta della Repubblica Dominicana incaricata dei lavori, è sul banco degli imputati: per violazione delle norme sulla sicurezza, esercizio abusivo di professione e last but not least, per la pessima comunicazione con il personale e i lavoratori.

Lo sfogo degli operai

«Loro dovrebbero controllare le impalcature, ridurre la polvere e testarne la solidità, dovrebbero sapere quello che fanno… l’ingegnere ci mette troppa pressione, tutto di fretta, per questo è successa la tragedia». Lo sfogo in patois, il creolo in versione giamaicana, raccolto tra gli operai coinvolti al momento del crollo, evidenzia le pecche di un progetto, il cui leitmotiv principale è stata la fretta.

 

Scavi soccorsi a Negril

 

 

È la fretta che ha portato a trascurare le procedure di sicurezza nell’erigere le impalcature, costretto gli operatori a turni massacranti di notte, quando la polvere baluginante nei riflettori sparati in faccia crea cecità momentanea, dimezzato i tempi di asciugatura del cemento, e utilizzato sabbia di mare, corrosiva causa il sale, per fare concrete (calcestruzzo). A ciò va aggiunta l’incomunicabilità tra i supervisori dominicani, che non capiscono una parola di patois, e gli operai locali.

C’è dell’altro: Therrestra Ltd Jamaica opera abusivamente sul territorio nazionale, non essendosi mai registrata con la Perb (Professional Engineers Registration Board), in violazione alla regola che obbliga tutte le ditte a questa procedura.

La ministra del Lavoro Shahine Robinson, caduta dalle nuvole, ha dichiarato che sono state condotte regolari ispezioni al cantiere di Negril; sicuramente non di notte, si sarebbero accorti delle vistose falle a livello sicurezza, e dell’assenza di tutela nei riguardi di una delle più belle baie giamaicane. Il governatore di Negril Desmond McKenzie ha bloccato i lavori, rilevando che alcune sezioni mostrano l’acciaio dell’armatura proteso oltre il limite di costruzione, fissato a 4 piani dal regolamento edilizio balneare. Una di queste si erge proprio di fronte all’isolotto di Booby Kay.

Non è certo una novità: il giocattolone Bahia Principe, megastruttura della famiglia Piñero di Palma de Mallorca, con la nuova palazzina aggiunta di recente, arriva agli 8-10 piani, infrangendo più del doppio il limite imposto dalla legge vigente. Questa sorta di castello/vacanze, è proprio dentro la baia di Runaway Bay, gemma della Costa Nord.

Il tempo record impiegato (pochi mesi) nella costruzione dovrebbe far riflettere sia i tour-operator, che d’inverno convoglieranno quaggiù migliaia di turisti, così come i solerti ispettori locali. Chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, come si è fatto a Negril, non è una buona politica, e può rivelarsi disastrosa; il Royalton non è la sola torre di Babele turismo all-inclusive dei nostri frettolosi tempi.

Correttezza ecologica

Controlli preventivi eviterebbero possibili disgrazie, tutelando così vite e posti di lavoro, che sono 7000 a Bahia Principe, e saranno circa 4.000 al Blue Diamond. Oltre alle centinaia di operai addetti alla costruzione di tali moloch, che a Negril rimarranno senza paga, per i 30 giorni che durerà l’inchiesta a lavori fermi.
La vendita dei gioielli di famiglia dai magnati locali alle multinazionali nord-americane e spagnole che controllano il turismo sull’isola, dimostra come la visione di tale settore sia ormai stravolta; la vicenda di Negril è simbolica.

Il Blue Diamond nasce sulle ceneri del Grand Lido, l’hotel preferito di John Issa, imprenditore giamaicano di origine libanese, proprietario della catena SuperClubs, che ha perso ormai quasi tutti i suoi anelli. Modello di un’edilizia «ecologicamente corretta», era immerso nella vegetazione, con fontane e piscine ergonomiche; non ha retto il passo con i tempi. Oggi bisogna soddisfare le esigenze di un turismo di massa da portafogli di media portata, con gusto altrettanto mediocre.

Un cupolone sulla baia

Il nuovo trend non guarda alle finezze o al rispetto della natura, e alterna uno stile condominiale a schiera, a kitsch pseudo-gotici con tocco futurista, come il cupolone del Grand Palladium (gruppo Fiesta) e i tetti gugliati di Bahia, che stanno a una baia giamaicana come il classico cavolo a merenda.

I costi, sebbene minori nei casermoni violacei esibiti dai Riu lungo la costa, non sono leggeri; si va dai 250 ai 330 dollari a notte per stanza al Palladium, i due Royalton e Bahia, tutti su prenotazione a pacchetto unico: volo, soggiorno, alimenti e bevande.

 

24est2 giamaica cupola  Palladium 2

 

Come extra, non potevano mancare le chicche sexy; un’oasi in progetto a Negril per soli adulti a pochi passi dal disastro, sulla falsariga Hedonism II, l’albergo dirimpettaio per coppie scambiste che fece furore negli anni 90’, ancora proprietà di John Issa ma allo stato attuale meno gettonato.

 

Nudo statua nella nuova sezione del Bahia hotel

 

Statue di nudi, sempre stile kitsch –futurista, ammiccano nella nuova sezione di Bahia Principe.Il Grand Lido è stato raso al suolo e si sta ricostruendo ground zero, canoni e limiti edilizi ignorati. Nepa, l’ente di controllo ambientale, constatò a gennaio la deviazione dal progetto approvato dal governo. Al pianterreno del blocco 1-2, edificate 28 camere invece delle 24 previste, forzando gli spazi disponibili e contravvenendo al layout edilizio originale. C’è voluto il crollo per scuotere le sonnolente autorità giamaicane.

Il campanello d’allarme

Dopo i rumors iniziali sui numeri della tragedia, al momento non ci sarebbero vittime, solo feriti, di cui due gravissimi in terapia intensiva all’ospedale di Montego Bay, mentre continuano le ricerche, scavando sotto le macerie dove sono rimasti intrappolati per 48 ore tre operai. Un campanello d’allarme che potrebbe essere un’occasione per invertire la tendenza abituale di bruciare le tappe.

In Giamaica, il turismo incide sul Pil per il 20% circa. Tranne corsi per camerieri e donne di pulizia, non esiste una vera scuola alberghiera; rari sono gli operatori che parlano le lingue e i tour sono spesso affidati a stranieri residenti. Uscire da questa mentalità basata solo sullo sfruttamento spicciolo del business, inserirebbe il “prodotto” Giamaica in una realtà globale che nel turismo è spietatamente competitiva; oggi è una sfida persa in partenza.