Sprezzante e esasperato, il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, qualche settimana fa aveva risposto all’organizzazione Human Rights Watch, che denunciava le violenze di cui sono vittime i migranti a Calais: “hanno solo da sporgere denuncia”. Ieri, 9 migranti si sono rivolti al tribunale. Cinque hanno denunciato di aver subito violenze da parte di poliziotti, quattro da parte di aggressori in civile, che facevano parte di ronde auto-organizzate di abitanti. C’è una crescita esponenziale della violenza a Calais. Le segnalazioni si moltiplicano, da parte delle organizzazioni che seguono i migranti, come Médecins sans frontières e Médecins du Monde, attacchi in gruppo, uso di sbarre di ferro e di armi improprie, raids di picchiatori, ma anche interventi violenti della polizia. I feriti sono numerosi. Il video di un uomo che ha spianato il fucile contro un gruppo di migranti ha fatto di recente il giro del Web. L’uomo, un abitante di Calais, è stato denunciato e sarà difeso dall’avvocato Gilbert Collard, deputato Bleu Marine (Fronte nazionale). Il 12 maggio sarà processato un ex generale della Legione straniera, Christian Piquemal, che ha partecipato alla manifestazione illegale di Pegida France a Calais il 6 febbraio, contro la presenza dei migranti (due altri partecipanti, giudicati in direttissima, hanno preso 3 e 4 mesi di carcere per porto d’armi illegale). Sette persone sono state fermate questa settimana a Loon-Plage, vicino a Dunkerque, per aver ferito dei migranti curdi con delle sbarre di ferro. La sindaca di Calais, Natacha Bouchard (Les Républicains) continua a chiedere l’intervento dell’esercito.

Il governo risponde con l’annuncio di una nuova evacuazione della “giungla”: nei prossimi giorni, verrà evacuata la parte sud dell’accampamento, dove sopravvivono circa mille persone su 7 ettari. Sarà la seconda evacuazione forzata dall’inizio dell’anno. Il governo afferma che l’obiettivo è il trasferimento dei migranti verso le strutture messe a disposizione di recente, dei containers abitabili, oppure delle proposte in Centri di accoglienza, altrove in Francia, per coloro che intendono chiedere l’asilo in Francia. Ma la maggior parte delle persone che si trovano a Calais non vogliono restare in Francia e hanno l’intenzione di tentare il passaggio verso la Gran Bretagna. Londra non ne vuole sapere. Ha dato dei soldi alla Francia per costruire barricate di filo spinato (è stata anche inondata una zona, per rendere impossibile l’arrembaggio ai camion di trasporto merce), c’è una presenza sul posto di poliziotti britannici. La Francia, dopo aver chiuso nel 2002 il centro della Croce rossa di Sangatte, rifiuta di offrire delle condizioni di vita decente ai migranti che aspirano ad attraversare la Manica, per evitare di “attirare” altri candidati. Dopo gli interventi di evacuazione, secondo le autorità il numero delle persone che vivono nella “giungla” di Calais sarebbe stato ridotto da 6mila a 3700. Ma le associazioni che lavorano con i migranti contestano questa cifra e parlano di almeno 4500 persone ancora sul posto. Per il prefetto, Fabienne Buccio, l’obiettivo è ridurre le presenze a 2mila persone, “un numero accettabile per la popolazione”. Il Fronte nazionale e l’estrema destra soffiano sul fuoco, in una regione dove Marine Le Pen ha sfiorato la vittoria alla presidenza alle elezioni dello scorso dicembre. Con le evacuazioni forzate, il governo spera di limitare la visibilità dei bidonville. Nei fatti, i migranti cacciati dalla “giungla” che non ottengono una sistemazione momentanea nei containers si disseminano nella zona, in altri campi di fortuna. E la violenza cresce a Calais e dintorni, dove sono stati inviati 1700 agenti di polizia.