«Per farci visita è dovuto venire a Caserta due volte»: il pastore pentecostale Giovanni Traettino ha introdotto ieri a 350 tra fedeli della chiesa evangelica e invitati il suo amico papa Bergoglio, conosciuto a Buenos Aires nel 2006, con una allusione ironica al vescovo della città, monsignor D’Alise. La visita privata a Traettino, infatti, si è trasformata in una piccola crisi diplomatica risolta con l’incontro con il clero e la messa per i fedeli sul piazzale della Reggia vanvitelliana sabato, il ritorno a Caserta lunedì e persino la promessa di andare presto a Napoli, per accontentare anche la diocesi partenopea. La prima tappa ieri è stata a casa Traettino per incontrarne la famiglia, per spostarsi poi nel luogo di culto in costruzione della comunità pentecostale «Chiesa evangelica della Riconciliazione»: circa duecento i credenti casertani che seguono la fede del movimento cristiano nato a fine ottocento in America settentrionale (ispirato all’evangelismo protestante), molto diffuso anche in America Latina.

Dopo la cerimonia di preghiera, Bergoglio ha pranzato con 70 invitati, per lo più di pastori evangelici con famiglie al seguito provenienti da altre regioni italiane ma anche da Stati Uniti, Argentina, Canada, Spagna, Francia e India. Si è trattato, insomma, di una visita privata che è diventata un evento mediatico ma è stata anche l’occasione per avviare un dialogo tra chiese. È lo stesso Traettino a sottolinearlo, la visita di ieri è stata «un dono grande e inatteso, impensabile fino a poco tempo fa». Per accorciare le distanze Bergoglio ha cominciato chiedendo per la prima volta perdono per la persecuzione degli evangelici durante il fascismo: le leggi sulla purezza della razza furono fatte da «quelli che hanno perseguitato e denunciato i fratelli pentecostali perché erano quasi pazzi e rovinavano la razza. Io sono pastore dei cattolici e vi chiedo perdono per quello».

La sintonia, per gli evangelici come per papa Francesco, è facile da trovare se ci si concentra sul lavoro nelle periferie, tra i bisognosi, mettendo da parte le dispute dottrinali: «Non si può predicare un Vangelo intellettuale – ha proseguito Bergoglio -. E’ una tentazione dire: io sono la Chiesa tu sei la setta. Lo Spirito Santo fa la diversità nella chiesa. Ma poi dopo lo stesso Spirito Santo fa l’unità. Così la Chiesa è una nella diversità, per usare una bella parola una diversità ‘riconciliante’».

Ancora prima che l’elicottero lo riportasse a Roma nel pomeriggio, la sala stampa vaticana aveva già diramato un comunicato in cui descrive la visita di ieri come «un incontro di portata storica». Una valutazione positiva ma meno enfatica è arrivata da Luca Baratto, pastore della federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: «E’ un’altra dimostrazione di quanto sia importante per questo papa l’incontro, il fatto di mettere sempre in primo piano la persona, sicuramente un elemento importante per i rapporti tra le chiese cristiane. Ma non è un incontro con il mondo delle chiese pentecostali».

Si è trattato insomma di un passaggio rilevante ma è stata comunque una visita privata: «Un momento preliminare rispetto a un vero e proprio ecumenismo, che non si fa tra persone ma tra chiese – spiega Baratto -. Apprezziamo moltissimo le aperture al dialogo da parte di questo pontefice, ma aspettiamo che si arrivi a espressioni ufficiali di relazioni tra chiese che siano cordiali quanto questa visita a Caserta».

Certamente non è passato inosservato il passaggio sulle leggi razziali: «Una circolare – ricorda Baratto – li indicava come ‘pericolosi per la salute fisica e psichica della razza’. Quello del papa è stato un gesto che non mi aspettavo e che considero davvero apprezzabile».