I mediatori entrano nel salone della casa Amarilla, una sede del ministero degli Esteri venezuelano, a Caracas. Davanti a una selva di telecamere, un breve annuncio: il 27 ottobre inizieranno a Quito, capitale dell’Ecuador, i colloqui di pace tra il governo del presidente colombiano Manuel Santos e i guevaristi dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), secondo gruppo armato più importante dopo le Farc. A nome dell’Eln, parla il comandante Pablo Beltran. Vicino a lui, altri 4 mediatori e mediatrici: Manuel Gustavo Martínez; Aureliano Carbonel; Bernardo Tellez; Consuelo Tapias. Beltran ringrazia il Venezuela, Cuba, e i paesi “accompagnanti”. Mauricio Rodríguez guida la delegazione governativa. Intorno, rappresentanti del governo venezuelano, cubano, cileno, norvegese, ecuadoriano e brasiliano: i sei paesi che accompagneranno le trattative, il cui inizio ufficiale è previsto per il 3 di novembre.

Il 30 marzo, Caracas ha annunciato un accordo in sei punti concordato tra Eln e governo colombiano, ma poi le trattative si sono bloccate: perché Santos ha puntato i piedi soprattutto sulla questione dei prigionieri di guerra. L’Eln ha ritenuto insufficiente l’accordo raggiunto all’Avana con le Farc, pur dichiarando la propria solidarietà. Tuttavia, ha mantenuto il cessate il fuoco unilaterale in attesa del referendum del 2 ottobre (in cui il No ha vinto di misura) e liberato un civile. In contemporanea ha organizzato uno “sciopero armato di 72 ore” in alcune zone sotto il suo controllo. Intanto, il governatore dello stato Guarico, il venezuelano Rodriguez Chacin, ha continuato le trattative. E ieri, in una zona di frontiera tra Colombia e Venezuela, qualche ora prima dell’annuncio ufficiale, l’Eln ha consegnato alla Croce rossa internazionale l’imprenditore Nelson Alarcon, catturato tre anni fa. Chacin è il mediatore designato da Hugo Chavez nel 2008 per i primi colloqui esplorativi con le due guerriglie colombiane, e confermato poi da Nicolas Maduro dopo la morte di Chavez, il 5 marzo del 2013.

Ieri, Pablo Beltran ha riassunto i 6 punti in agenda: Partecipazione della società nella costruzione della soluzione politica in tutti i tavoli e temi; Democrazia e nuove norme per realizzarla; Trasformazioni necessarie alla pace attraverso programmi strutturali per superare la povertà, l’esclusione, la corruzione e il degrado ambientale e progetti specifici rivolti al territorio; Riconoscimento delle vittime e dei loro diritti, ovvero: verità, giustizia, riparazione e impegno a non ripetere e a non dimenticare i termini del conflitto come fondamento per il perdono e la riconciliazione; Fine del conflitto armato, rientro in sicurezza dell’Eln nella vita politica, e questione dei prigionieri politici; Applicazione piena degli accordi. Si inizierà – ha detto Beltran – dal primo punto, decisivo per tutta la road map.

Alla fondazione dell’Eln – nato nel ’64 – hanno partecipato anche molte suore e sacerdoti. Uno di questi, Camilo Torres, è stato ucciso in combattimento nel 1966. Da allora, l’organizzazione guevarista ha partecipato a vari progetti di dialogo: il primo tra il 1991 e il ’92, con il governo dell’allora presidente Cesar Gaviria. A seguire, un breve colloquio esplorativo nella fase finale del governo di Ernesto Samper, nel 1998, proseguito poi con quello di Andres Pastrana, per tutto l’anno. Anche durante i due governi di Alvaro Uribe (2002-2010) vi sono stati colloqui, rimasti però alla fase esplorativa proprio per via del tema della partecipazione popolare alla trattativa.

Un punto dirimente per rilanciare gli accordi dell’Avana tra governo e Farc, firmati a Cartagena ma respinti dal referendum del 2 ottobre. Un referendum che Santos non era obbligato a convocare e che ha impantanato la prospettiva di un cambiamento strutturale in Colombia in tempi ragionevoli. La guerriglia e le organizzazioni popolari avevano invece proposto di convocare un’Assemblea costituente, tema che ora torna fortemente in campo nel negoziato con l’Eln. Durante i dialoghi dell’Avana, Farc e Eln hanno concordato le linee generali e le campagne comuni da intraprendere.

Santos – recentemente insignito del Nobel per la pace – ha convocato nuovamente le parti: il campo del No, capitanato da Uribe, e i fautori del Si, e prolungato il cessate il fuoco bilaterale. Intanto, i guerriglieri Farc sono tornati negli accampamenti, per attendere gli esiti di un processo lungo che, da parte governativa, ha come principale obiettivo proprio quello di neutralizzare le forze combattenti, mentre aumentano gli omicidi di leader sociali. Ma, intanto, cresce anche la mobilitazione popolare per chiedere l’applicazione degli accordi e una soluzione politica al conflitto armato, che dura da 52 anni. Il 14 vi sarà una grande “camminata per la pace”, che si ripeterà in molte città del mondo.