Il primo esperimento di modifica genetica su embrioni umani sani con la tecnica Crispr-Cas9 verrà effettuata al Francis Crick Institute di Londra. La notizia è stata diffusa dall’Authority britannica per la Fecondazione e sull’Embriologia Umana, che ha autorizzato la sperimentazione su richiesta della ricercatrice Kathy Niakan. La ricerca riguarda l’attività dei geni necessari al corretto sviluppo dell’embrione. In particolare, nell’esperimento verrà «spento» un gene denominato OCT4, per osservarne le conseguenze nella primissima fase successiva al concepimento. Niakan, infatti, ha dichiarato che lo sviluppo dell’embrione verrà fermato alla prima settimana, quando esso è composto al massimo da 256 cellule. La sigla Crispr-Cas9 torna dunque alla ribalta dopo aver dominato le cronache scientifiche del 2015. Grazie a questa nuova tecnica, modificare il genoma di una cellula è diventato semplice ed economico. Le ricerche in questo campo si sono moltiplicate, così come le speranze di avere presto a disposizione terapie efficaci per molte malattie genetiche.

«La ricerca di Niakan aiuterà a capire come si sviluppa un embrione sano e a migliorare i tassi di successo della fecondazione assistita e prevedere gli aborti spontanei», ha dichiarato entusiasta Paul Nurse, premio Nobel e direttore del Crick. Si tratta di un colpo grosso per l’istituto, inaugurato a novembre 2015 e destinato a diventare il più grande centro di ricerca biomedica europeo quando, a regime, ospiterà circa 1600 tra ricercatori e impiegati su una superficie pari a 13 campi di calcio. Nurse vi ha instaurato un clima di «anarchia gentile», come ha dichiarato lui stesso, con grande libertà di ricerca per gli scienziati, che non saranno incasellati in dipartimenti e divisioni. Tuttavia, quando si parla di Crispr/Cas9, molti ricercatori ritengono che qualche regola in più sia necessaria. Soprattutto se si tratta di modificare embrioni umani, come avverrà a Londra.

Il metodo Crispr, infatti, può essere utilizzato sia sulle cellule adulte, per tentare di curare un individuo con un difetto genetico, che sugli embrioni nei primi stadi di sviluppo. Mentre nel primo caso la comunità scientifica è unanimemente favorevole alla ricerca di terapie geniche efficaci, nel caso delle linee germinali sono emersi molti dubbi sul piano bioetico. Mai come ora sembra possibile «programmare» a tavolino embrioni con le caratteristiche genetiche desiderate. Già oggi, ad esempio, conosciamo varianti genetiche che proteggono dall’infarto, dal morbo di Alzheimer o dalle fratture ossee, e non è escluso che, in un futuro vicino, si possano dotare i nascituri di «optional» come questi. In fondo, sostengono i fautori di questa possibilità, non è così diverso da una vaccinazione.

Finora, nessuna sperimentazione in questo senso è stata avviata. Ma le ricerche come quella del Crick Institute dimostrano che non si tratta di fantascienza. Nel giugno scorso, un team dell’università cinese di Guangzhou aveva già modificato embrioni umani con la tecnica Crispr-Cas9. In quel caso gli embrioni non erano in grado di trasformarsi in feti e i ricercatori avevano dimostrato che la precisione della tecnica Crispr-Cas9 era ancora piuttosto scarsa. Tuttavia, il dibattito pubblico suscitato da quella ricerca aveva spinto le Accademie delle Scienze di Usa, Regno Unito e Cina a stabilire delle linee guida comuni sulle sperimentazioni genetiche, in una conferenza tenutasi a Washington nello scorso dicembre. In quell’occasione, i ricercatori avevano concordato che le sperimentazioni cliniche, cioè su organismi destinati a trasformarsi in essere umani, devono essere ritenute «irresponsabili» in assenza di una sufficiente informazione dell’opinione pubblica e di regole condivise sulle possibili implicazioni della tecnica Crispr-Cas9.

L’esperimento che verrà condotto in Inghilterra non costituisce una sperimentazione clinica – gli embrioni non si svilupperanno – e rispetta dunque le linee-guida stabilite a Washington. Tuttavia, stavolta verranno modificati embrioni sani, un passo in avanti già controverso secondo molti osservatori. Francis Collins, direttore dei National Institutes of Health, si è dichiarato contrario a finanziare ogni ricerca basata sulla modifica genetica degli embrioni umani, anche senza dirette applicazioni cliniche. E il direttore della influente rivista Nature ha dichiarato che non pubblicherà studi riguardanti le modifiche genetiche delle linee germinali, per scoraggiare gli scienziati a intraprendere questa linea di ricerca. Invece, secondo altri ricercatori, come il biologo Luigi Naldini dell’Istituto Telethon presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, la tecnica Crispr non costituisce una novità, dal punto di vista bioetico.

Terapie geniche sperimentali, anche con altri metodi, sono avviate da anni e molti paesi, come l’Italia, si sono già dotati di norme chiare in materia per prevenire abusi e fughe in avanti. Tuttavia, quello che preoccupa nel caso di Crispr è la sua estrema facilità di applicazione. Essa amplia a dismisura il numero di scienziati potenzialmente in grado di effettuare esperimenti fuori controllo, anche in paesi meno «attrezzati» dal punto di vista scientifico e normativo. A quel punto l’anarchia, anche se gentile, potrebbe non bastare più.