«Al capogruppo Luigi Zanda l’ho spiegato nell’assemblea dei senatori. Poiché il nostro gruppo si è molto limitato sugli emendamenti, come ci era stato raccomandato da lui stesso, ci aspettavamo che quei pochi emendamenti che avevamo tenuto, solo nove, fossero tutti votabili con libertà di coscienza. Tanto più che anche il segretario Renzi diverse volte ha detto che su questi temi la libertà di coscienza è legittima». Il senatore Stefano Lepri, capofila dei cattodem al senato e firmatario di molti degli emendamenti dei cattolici alla legge Cirinnà, spiega che ritrovarsi con soli ’tre’ voti liberi concessi da Zanda è stata una delusione, «una chiusura eccessiva». Alla riunione dei senatori del Pd, ieri all’ora di pranzo, la tensione è stata alta. Alla fine non si è votato. Ma il clima di condivisione faticosamente raggiunto nel precedente incontro è andato a farsi benedire. Ma Lepri ora è convinto che la notte porterà consiglio – a Zanda – e che già stamattina le cose saranno cambiate.

Per lui, invece, la notte porterà riposo. Il senatore fiorentino, trapiantato a Torino dov’è stato a lungo consigliere regionale per la Margherita, spiega di «non avere la tv qui a Roma», di non vedere Sanremo e quindi non sapere nulla di quei nastrini arcobaleno esibiti dal palco proprio alla vigilia del primo voto sui diritti civili, nastrini che ce l’avevano anche un po’ con lui. La prudenza è virtù cardinale, la speranza è teologale, e Lepri è prudente e speranzoso: «L’assemblea dei senatori ha dato mandato a Zanda di ridefinire il numero dei voti liberi. Speriamo che ce ne saranno altri. Ma non faremo una trattativa. Non litigheremo per questo».

Dal Pd spiegano che il freno a mano sulla libertà di coscienza Zanda l’abbia tirato un po’ troppo perché preoccupato dalle tante votazioni che il gruppo affronterà in assenza di relatore – la legge non ha concluso il suo iter in commissione, per questo è approdata in aula senza relatore – e questo potrebbe provocare confusioni e pasticci. Tant’è che ai senatori ha raccomandato anche di limitare al necessario gli interventi. E di preannunciarli.

Anche perché il vero pericolo per la legge ora è un altro. Se scattasse il ’canguro’, salterebbero anche molti emendamenti necessari a correggere la legge. Lepri non se lo augura. «C’è l’esigenza di fare una discussione seria in aula senza allungare il brodo come in maniera colpevole ha fatto il centrodestra in commissione. Quindi niente ostruzionismi. Ma la ragionevolezza non me l’aspetto solo dalla Lega ma anche dal Pd e dal collega Andrea Marcucci».

Che a sua volta è il capofila dei renziani al senato, che ha presentato l’emendamento del supercanguro. E che nel pomeriggio in aula, all’indirizzo della Lega che chiedeva il ritorno in commissione del ddl Cirinnà, aveva detto: «Smettiamola con la strategia del rinvio, sfidiamoci civilmente a viso aperto senza ulteriori perdite di tempo».

Messaggio ai suoi cattodem? Lepri respinge l’accusa eventuale. «Posso comprendere il tono di Marcucci ma tutti noi del partito non abbiamo l’interesse di forzare la discussione, vogliamo un dibattito vero, senza ostruzionismo inutile».

Il nodo interno al Pd resta la stepchild adoption. Se il voto segreto la abbatterà, la legge ne risulterà sfigurata. Lepri non fa previsioni. «Spero che ci sia per lo meno rispetto per le posizioni di tutti. Quando noi chiediamo l’affido rafforzato non è il bianco rispetto al nero della stepchild, è una mediazione alta perché consente la piena funzione genitoriale al partner non genitore ma senza riconoscere il titolo di genitore legittimo. Insomma è una posizione di equilibrio fra le attese di tutti».

Il pallottoliere è sfavorevole ai cattodem. Come premio di consolazione, potrebbe arrivare una mozione sulla gravidanza per altri. «Un tema che ha trovato progressivamente una larga convergenza. Anche le parole di Renzi sono state importanti, conosciamo la sua formazione. Ho letto che è in cantiere anche una mozione della collega Finocchiaro. Benvenga. Una mozione che impegnerà il governo che impegna l’Onu per rendere la maternità surrogata un reato universale, è un gesto forte. Ma non ritireremo il nostro emendamento. Anzi può andare di pari passo all’applicazione di sanzioni per chi pratica la maternità surrogata all’estero, visto che in Italia è già punita. Delle due l’una: se crediamo che su questo punto la legge 40 sia ragionevole, è ragionevole che venga estesa. Chi invece dice di no coerentemente deve chiedere la depenalizzazione del reato in Italia».