Fuori dai cancelli della Sata di Melfi non trapelano molte notizie, e ciò non costituisce una novità. Un vecchio andazzo della grande fabbrica d’Italia impone che bisogna propagandare all’esterno dello stabilimento solo quello che può essere accolto con un largo favore dall’opinione pubblica. Il resto (in primis il trattamento degli operai) deve rimanere, possibilmente, un affare interno.

Nel grande stabilimento Melfi, tuttavia, sono mesi che sulla linea della Punto si lavora a singhiozzo e l’azienda è ricorsa agli ammortizzatori sociali, sottoscrivendo la Cigo (Cassa integrazione guadagno ordinario) per un migliaio di lavoratori i quali ora vengono (o dovrebbero essere) investiti, giustamente, da un interrogativo: che ne sarà del loro futuro?

Se la loro linea dovesse essere smantellata definitivamente, visto che la produzione della Punto ormai è in via di esaurimento, potranno essere tutti assorbiti nei reparti dove si fabbricano la Jeep Renegade e la 500X il cui successo di vendite ha permesso all’azienda di ottenere forti introiti, nonché riconoscimenti internazionali prestigiosi?

In merito gli amministratori della Sata né si esprimono, né si scompongono, (e del resto non ci sarebbe da aspettare altro da loro), ma ciò che stupisce e che nemmeno dal fronte sindacale si alzano venti che informano dell’attuale stato delle cose e di cosa potrebbe accadere già domani.