Ringrazio «il manifesto» per aver sollevato il problema dei diritti d’autore governati dalla Siae.

Vorrei far notare come le cifre dovute alla Siae sono a tutt’oggi, in un momento di quasi nullo sostegno pubblico alla partecipazione dei cittadini alla vita civile, il principale fattore limitante di numerose attività culturali.
Per esempio, nel caso di manifestazioni per scopi benefici, spesso quanto dovuto a Siae compromette la riuscita delle raccolte fondi, a meno che non siano sponsorizzate da personaggi con un altissimo potere di richiamo, il che avviene in un’infima minoranza dei casi. Inoltre, organismi di partecipazione di base, come i Comitati Cittadini delle frazioni, i quali non godono di alcun aiuto economico da parte delle Amministrazioni Comunali di riferimento, spesso non riescono a realizzare eventi, pur estremamente utili alla coesione sociale delle popolazioni, proprio per l’impossibilità a far fronte alle spese per i diritti Siae.
Lancio una proposta, sulla quale chiedo che si esprima il mondo associativo, così articolata:

Che alle iniziative per scopi benefici e senza obiettivi di produzione di reddito venga tolto l’obbligo di pagare le imposte Siae.

Che agli organismi di partecipazione dal basso (Comitati Cittadini, Consigli Territoriali, Pro-Loco, Polisportive), venga consistentemente ridotta (indicativamente del 75%) la tariffa Siae, e che questa venga concordata forfettariamente con i Comuni di riferimento.

Che la scadenza del Copyright, per qualsiasi esibizione senza scopo di lucro, venga fissata a venti anni a partire dalla data di produzione dell’opera presentata, e non – come oggi – a settanta dalla morte dell’artista.

Che per le feste private (compleanni, pensionamenti, matrimoni, ecc), purché sia dimostrabile l’assenza dello scopo di lucro, la tariffa Siae sia sostituita da una tassa fissa di pertinenza comunale, indicativamente pari al dieci per cento delle attuali tariffe Siae.

Resta aperto un discorso, più ampio, sull’opportunità che la Siae e il suo monopolio debbano esistere, ma questa è un’ altra storia.