Signor presidente Renzi,
mi rivolgo a lei, e di riflesso ai direttori dei quotidiani per chiederle se fra un gelato alla crema ed uno alla panna, avrà il tempo di spiegarmi alcune semplici cose sulla situazione del nostro paese. Premetto che vivo in Francia da circa quattordici anni e da quattro, dopo la pensione della mia campagna, vi risiedo stabilmente. Come lei certamente saprà, vivendo esclusivamente del reddito da pensione maturata in Italia, assolvo al dovere fiscale pagando le imposte sul reddito al nostro paese. Inoltre lei saprà egualmente che debbo comunque presentare regolare dichiarazione dei redditi anche nel paese che mi ospita.

Orbene, al nostro paese, a fronte di un reddito da pensione di 32.859 euro pago una imposta sul reddito di 8.112 euro e a ciò vanno aggiunti 568 euro per addizionale regionale ed 296 euro per addizionale comunale per un totale di 8.976 per un prelevamento totale pari al 27,32% del mio reddito.

Dalla dichiarazione dei redditi che sono obbligato a consegnare alla Francia ricavo che se il mio reddito da pensione fosse maturato in Francia le mie imposte totali sul reddito ammonterebbero a 3.261 pari al 9,93% del mio reddito. Sottolineo che da cittadino residente all’estero non posso accedere alla compilazione del mod. 730 e che non posso detrarre alcuna spesa (sanitaria, assicurazione, ecc.) laddove necessario debbo solo compilare il modello Unico. Per dovere di maggiore informazione vivo in Francia in una casa di proprietà di 56 mq. «francesi» completa di garage per la quale pago imposte pari a 2.157 euro (compresi 131 di canone tv e 94 di smaltimento rifiuti). Ricordo a lei che i «mq. francesi» si riferiscono alla superficie netta calpestabile ed effettivamente abitabile di un immobile, esclusi armadi a muro, balconi, terrazzi, muri, cantine e parti comuni, etc e sono certificati con procedure di legge.

Se analizzo il carico fiscale ufficiale sul Pil dai dati Bankitalia del 2012 rilevo che il nostro paese ha un carico fiscale pari al 44% contro un carico fiscale della Francia del 46,9%. Le sottolineo che in Francia tutti gli immobili sono tassati compresi quelli ecclesiastici, prime case e quant’altro, sono poi ammesse deroghe per casi particolari (portatori di handicap, famiglie numerose, etc). Le rendite tutte, sia da beni mobili che immobili, sono tassate, come logico sia, e in misura che permette di non gravare sui redditi da lavoro, compreso l’equivalente dei titoli di stato.

Tutto ciò spiega, ai miei occhi, come sia possibile «raddrizzare» i conti del nostro paese e dare davvero la scossa necessaria alla nostra economia; non si è mai intrapresa quella strada perché occorrerebbe rottamare tutte le guarentigie ecclesiastiche e non, tassare davvero tutti gli immobili, finirla definitivamente con gli 8 e i 5 per mille vari e se proprio vuole fare una grande riforma ripensi alle cifre sopra indicate, intanto si aboliscano le regioni e l’art. 7 della Costituzione. La finzione dell’abolizione delle provincie e le modifiche che si intendono apportare al Senato della Repubblica sono un insulto alla sua intelligenza.

Un deferente saluto nella speranza che non continui a crogiolarsi in un «consenso» da moneta spicciola, faccia davvero, anche misure che sembrerebbero impopolari, ma, che se attuate davvero, rinvigorirebbero i magri redditi dei nostri concittadini: sarà per lei, questa sì, una vera vittoria.

Giovanni Maiorano, Nizza (Francia)