Ha vinto Van der Bellen, ma un 49,7% a un partito come la Fpoe rimane un fatto preoccupante. Ne abbiamo parlato con Bernhard Weidinger ricercatore esperto dell’estrema destra al Doew, il Centro di documentazione sulla resistenza austriaca e osservatorio sull’estrema destra in Europa

Noebert Hofer respinge per sé e il suo partito l’appellativo di estrema destra. Sostiene di essere semplicemente di centro destra. Il Doew come connota e colloca la Fpoe?
La consideriamo di estrema destra come organizzazione, non beninteso i suoi elettori. Per tre elementi: il nazionalismo tedesco (riconosce l’Austria solo come stato, non come nazione) un punto che avevano ormai abbandonato ma poi reinserito personalmente da Hofer nel programma di partito del 2011. Secondo, il concetto autoritario dello stato di diritto e della libertà di stampa che è evidenziato dalla loro comprensione per la repressione in Ungheria, Polonia e Russia. Terzo fattore la etnicizzazione sistematica delle questioni sociali e la sistematica tipicizzazione mediante stereotipi di tutto ciò che è straniero.

Nel contesto della destra europea la Fpoe occupa una posizione particolare?
Ci sono differenze che hanno un fondamento storico- La destra francese è centralista legata allo stato nazione, la Fpoe è legata ai gruppi etnici, è più vicina alla Lega nord.

Recentemente è stata rispolverata da Strache la questione del Sud Tirolo.
E’ una loro posizione tradizionale, non hanno mai fatto pace con lo statuto di autonomia. Ma è un tema che in Austria non interessa proprio nessuno, è un segnale che lanciano al loro zoccolo duro.

Che consistenza ha lo zoccolo duro?
Intorno al 5% se parliamo di gente legata all’ambiente delle Burschenschaften, le corporazioni studentesche combattenti e agli ex nazisti, un altro 5% è arrivato sull’onda di Joerg Haider. Il potenziale attuale nel caso di elezioni politiche è dato al 35%. Il fatto è che la gente non li percepisce come destra estrema.

Che relazione c’è tra il successo della Fpoe e l’elaborazione tardiva del passato nazista in Austria?
La maggior parte delle persone non associa la Fpoe al nazismo. Il fatto che in Austria a lungo ha prevalso la tesi del paese prima vittima del nazismo ha fatto sì che non ci fosse un consenso acquisito delle elites politiche sull’esclusione della Fpoe come partner politico e di conseguenza neanche tra la popolazione. In realtà persistono delle ambivalenze, singole esternazioni antisemite o singoli deputati o piccoli funzionari con simpatie filo naziste. Di recente la Fpo volendo entrare nel salotto buono della politica li esclude dalle proprie file.

Ci sono dei legami col gruppo neonazista Die Identitaeren (Gli identitari)?
Non sono neonazisti, sono neofascisti come Casa Pound in Italia. Si, vari esponenti soprattutto giovanili hanno dei legami ed esprimono chiare simpatie. Hofer invece ne ha preso le distanze.

Come interpreta l’esito del voto?
Intanto mostra quanto sia andata avanti la normalizzazione dell’estrema destra, che non è neanche più concepita e percepita come tale. Nello stesso tempo si deve dire che c’è stata una mobilitazione di tutto il resto dello schieramento democratico che è riuscito a evitare che Hofer diventasse presidente. Credo anche che ci sia stato l’effetto Kern, il nuovo cancelliere che ha calmierato lo scontento accumulato spingendo degli elettori a rimanere a casa anziche votare per il candidato Fpoe.