Ci sono volute 24 ore per identificare il corpo di Abdelhamid Abaaoud, la presunta «mente» dell’attacco jihadista contro Parigi. La potenza di fuoco dell’intervento congiunto operato da reparti militari e delle forze dell’ordine a Saint-Denis, oltre 6000 colpi esplosi in poche ore e l’impiego di una tale quantità di cariche esplosive da richiedere in seguito l’intervento del Genio per puntellare l’edificio in cui si erano asserragliati i terroristi, avevano reso praticamente irriconoscibili i resti di quanti occupavano «l’appartamento cospirativo», secondo le parole di François Molins, il magistrato responsabile dell’inchiesta.

Perciò, malgrado l’intelligence statunitense avesse subito suggerito che uno dei morti del covo della banlieue nord della capitale francese apparteneva al 28enne belga-marocchino, notizia rilanciata già mercoledì da alcune testate d’Oltre oceano e ripresa anche in Europa, il procuratore della Repubblica di Parigi si è chiuso nel più stretto riserbo, annunciando solo dopo un’intera giornata che effettivamente Abaaoud era morto, «crivellato di colpi», nel corso dell’irruzione. E, malgrado la sua eliminazione rappresenti un successo per le autorità francesi, la scoperta che l’uomo, inseguito da un mandato di cattura internazionale di trovava a Parigi, ha spinto il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, a interrogarsi polemicamente sulla porosità delle frontiere esterne della Ue, tema che non mancherà di far sentire la sua eco sulla condizione di profughi e migranti.

In ogni caso, nel dare la notizia dell’uccisione di Abaaoud, Molins non si è però sbilanciato sulla possibilità che anche l’altro principale ricercato, Salah Abdeslam – di cui da ieri circola un video ripreso durante l’attacco jihadista in cui cerca di finire con il suo kalashnikov una giovane donna caduta a terra, l’arma si era fortunatamente inceppata -, si trovasse nella casa quando è iniziato l’assedio delle forze dell’ordine. In assenza di dichiarazioni ufficiali, alcune fonti, non confermate ma pare nuovamente interne ai servizi di sicurezza di Washington, hanno fatto trapelare la notizia che anche Abdeslam potrebbe trovarsi tra le persone uccise a Saint-Denis, che sarebbero state in questo caso tre: i due uomini e Hasna Aitboulachen, la donna kamikaze di 26 anni, cugina di Abaaoud che si è fatta saltare in aria già all’inizio del blitz delle teste di cuoio.

Ufficialmente, però, la caccia a Salah Abdeslam prosegue oltre confine, visto che l’uomo, residente della periferia di Bruxelles, era rientrato in Belgio nella mattina di sabato, transitando liberamente per un posto di frontiera prima che venisse emanato un mandato di cattura nei suoi confronti. Dopo che nei giorni scorsi due dei presunti artificieri del gruppo terroristico, sospettati di aver realizzato i gilet-bomba utilizzati dai kamikaze allo Stade de France, erano stati arrestati nel comune di Molenbeek-Saint-Jean, le forze dell’ordine hanno nuovamente passato al setaccio la zona.

La polizia belga segue in particolare la pista di alcune persone che sarebbero state vicine Bilal Hadfi, il più giovane tra gli attentatori di Parigi, appena 20 anni, che si è fatto saltare in aria allo stadio. Tra i membri di quel commando, si cerca intanto di dare ancora un’identità a un altro giovane kamikaze di cui gli inquirenti hanno diffuso la foto, anche attraverso la televisione, e un appello a parenti o conoscenti perché si mettano in contatto con le autorità. Di un altro jihadista, il nono del gruppo di fuoco in azione il 13 novembre, si è persa invece ogni traccia fin dal momento delle stragi e le forze dell’ordine non sembrano disporre, almeno ufficialmente, né di un nome né di un volto.

Forse proprio sulla pista di quest’uomo, ma anche in questo caso non c’è niente di ufficiale, una vasta operazione di polizia ha interessato nuovamente la periferia nord della capitale francese e in particolare le zone di Aulnay-sous-Bois, dove vive la madre di Hasna Aitboulahcen, Charleville e Aubervilliers, oltre alla regione della Champagne-Ardenne, dove è stato tratto in arresto un giovane convertito all’Islam sospettato di essere in contatto con i gruppi fondamentalisti.

Nel clima di allarme che rimane costante nel paese, e a cui non hanno certo giovato le dichiarazioni del premier Valls sulla possibilità che l’Isis utilizzi gas o bombe-sporche per nuovi attacchi contro la Francia, si inserisce l’aggressione avvenuta mercoledi sera nel XIII arrondissement di Marsiglia. Tre individui hanno colpito con diverse coltellate un professore di una scuola ebraica, prima di gridargli «Siamo dell’Isis». Segno che la situazione è tutt’altro che sotto controllo.