Il corpo senza vita dell’attivista libica, Intissar al-Hasaari, è stato ritrovato martedì a Tripoli. Militante per la difesa dei diritti umani, Intissar, 35 anni, aveva fondato il gruppo Tanwer (illuminazione), movimento pacifista, contro l’uso della violenza da parte delle centinaia di milizie attive nel paese. Intissar si opponeva ai movimenti islamisti radicali che hanno trovato terreno fertile in Libia, soprattutto dopo il tentativo di colpo di stato avviato dal generale Khalifa Haftar nell’estate scorsa.

La donna è stata ritrovata nel bagagliaio della sua auto, crivellata di colpi. Per mesi una campagna di omicidi politici è stata condotta da gruppi salafiti a Bengasi. Lo scorso giugno venne assassinata, forse da milizie islamiste, la nota attivista per i diritti umani Salwa Bugaighis. La donna, avvocato, era vice presidente della Commissione per il Dialogo nazionale in Libia e attivista in prima linea nella difesa dei prigionieri politici.

Neppure si placa il braccio di ferro tra islamisti e militari pro-Haftar. Ieri c’è stato un punto a favore di Haftar che ha visto rafforzato il suo ruolo politico. L’ex agente Cia e oppositore di Gheddafi non solo ha messo le mani sulla Cirenaica, si è anche auto-proclamato comandante generale dell’esercito. Secondo il portavoce delle Forze armate libiche, Mohamed Hegazi, si è creato così «un coordinamento fra le autorità libiche ed egiziane contro il terrorismo».

Haftar, formatosi in Unione Sovietica, ha partecipato al colpo di stato del 1969 che portò al potere Gheddafi. Durante la guerra tra Libia e Ciad (1978–1987), fu imprigionato dall’esercito ciadiano e abbandonato al suo destino. Fu liberato con l’intervento degli Usa, dove ha vissuto per 20 anni. Accusato di spionaggio da Gheddafi e rientrato a Bengasi nel marzo 2011, Haftar venne nominato capo delle forze di terra dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Poco dopo la caduta di Gheddafi, 150 tra ufficiali e sottufficiali lo nominarono capo di stato maggiore. Operazione mai ufficializzata: nel febbraio 2014 Haftar aveva già annunciato in un video l’intenzione di promuovere un’iniziativa contro il governo libico.

La nomina di Haftar a comandande unico dell’esercito era stata proposta dal presidente del parlamento libico di Tobruk, Aguila Saleh Issa. A Tobruk ha sede il parlamento eletto in fretta e furia la scorsa estate ma sciolto dalla Corte suprema. La comunità internazionale sembra simpatizzare per questa fazione, appoggiata dall’esercito egiziano, che ha attaccato Sirte la scorsa settimana con l’intento di favorire Haftar nella conquista di Tripoli. Eppure definire «legittimo» il parlamento di Tobruk è una forzatura mediatica in linea però con le tradizionali aspirazioni di controllo sulla Libia di Londra e Washington. Spesso si dimentica che la città di Tobruk fu la prima ad essere sottratta all’Asse Roma-Berlino dalle forze armate britanniche durante la seconda guerra mondiale.

Non manca giorno poi in cui il premier di Tobruk, Abdullah al-Thinni, non ricordi la minaccia jihadista incombente in Libia. Secondo l’ex ministro della Difesa, dopo la conquista di Derna e di parte di Sirte dei terroristi, sedicenti Stato islamico (Is), ora il rischio è quello di infiltrazioni dei jihadisti nigeriani di Boko Haram. Per questo le forze speciali francesi avrebbero promosso da mesi incursioni nella zona del massiccio del Tibesti, al confine con il Ciad.

E così il vertice dei cinque paesi del Sahel (Mauritania, Ciad, Niger, Mali e Burkina Faso) a Nouakchott si era concluso proprio con la richiesta di un intervento internazionale contro i gruppi armati in Libia, in accordo con Nazioni unite e Unione africana, ben prima dello scoppio della crisi a Sirte. Il tentativo negoziale promosso dalle Nazioni unite non decolla dopo l’uscita di scena dei politici di Tobruk che hanno boicottato il tavolo. Non solo, a causa del deteriorarsi della sicurezza, le Nazioni unite hanno ulteriormente ridotto la loro presenza nel paese.