Il colpo di coda del generale Khalifa Haftar è iniziato. L’uomo del Cairo in Cirenaica ha ordinato alle sue truppe di muoversi verso Sirte, la città roccaforte dello Stato islamico (Isis) in Libia. Le tv saudite hanno dato ampio risalto alla notizia sottolineando il ruolo anti-Isis di Haftar. In realtà ormai da mesi tutte le milizie attive in Tripolitania e Cirenaica cercano di accreditarsi come baluardo anti jihadisti per ottenere il sostegno occidentale. Nelle scorse settimane Haftar aveva già millantato un suo sostegno alle forze qaediste e di Ansar al-Sharia che hanno ripreso il controllo del centro urbano di Derna, per mesi nelle mani dei jihadisti.

Duri scontri e vittime a Zillah
In verità, i miliziani di al-Qaeda in Libia hanno poi smentito qualsiasi coinvolgimento di Haftar nelle operazioni, negando i raid aerei che erano stati invece annunciati da Tobruk, città della Cirenaica dove ha sede il parlamento in cui siede una delle fazioni che appoggia Haftar.
Fayez al-Serraj, il premier in pectore del governo di accordo nazionale (Gna) che non ha ottenuto la fiducia di nessuno dei due parlamenti libici aveva chiesto ad Haftar di fermare ogni operazione militare. Lo scorso mercoledì, un gruppo di deputati di Tobruk, tra i 102 favorevoli a votare il Gna, avrebbe dovuto riunirsi a Ghadames, nell’Ovest della Libia, per concretizzare il sostegno annunciato per al-Serraj.

A bloccare tutto è stato ancora una volta lo speaker del parlamento, Agila Saleh, che continua a sostenere Haftar. L’auto-proclamatosi capo delle forze armate avrebbe chiesto alle sue truppe di non passare per le zone controllate da Ibrahim Jadran, a guida della Petroleum Guard, e rimasto ferito in un attacco nelle scorse settimane.
In realtà, sono le milizie di Misurata, parte del cartello Fajr (Alba) che dovrebbero attaccare Isis a Sirte da Ovest. Anche sul fronte islamista si è registrata una spaccatura non da poco con una parte del parlamento di Tripoli a favore del Gna e una parte contraria. La fazione, guidata dal premier islamista Khalifa Gweil, avrebbe lasciato Tripoli per ripararsi a Misurata e Zwara. Gweil aveva inizialmente assicurato il suo sostegno ad al-Serraj per poi ritirare il suo appoggio e avviare un muro contro muro con l’architetto nominato premier grazie all’Onu. Duri scontri tra le milizie dei rivoluzionari di Jufra con i combattenti di Misurata contro le milizie di Haftar, appoggiato da ribelli sudanesi e da alcuni ex-gheddafiani, hanno avuto luogo anche a 40 km dal distretto di Zillah. Si conterebbero vari morti e numerosi feriti.

I jihadisti di Isis si starebbero raccogliendo invece nella periferia di Sirte per far fronte ad un possibile attacco. Il Consiglio di Misurata ha per questo dichiarato la massima allerta. Per i media locali, Isis avrebbe preso quattro località: Abu Grein, Wadi al-Bey, Wadi Zamzam e al-Hmediisha. La zona di Zamzam era in precedenza nelle mani delle milizie di Misurata. In particolare ad Abu Grein sette persone sarebbero state sgozzate tra cui tre uomini della polizia e dell’esercito. Secondo altre fonti, i morti sarebbero dovuti invece ad un’esplosione.

L’Italia in mezzo, ci ripensa?
Sul fronte del possibile attacco di una coalizione internazionale, il ministro italiano della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista al Washington Post, ha assicurato che al prossimo vertice Nato, previsto per il 7 luglio a Varsavia, chiederà un maggiore coordinamento per le operazioni nel Mediterraneo meridionale. Il riferimento qui è anche alla richiesta di al-Serraj di inviare una missione di peace-enforcement nel paese con lo scopo di mettere in sicurezza i pozzi petroliferi. Le autorità italiane avevano dato il loro assenso riferendo del possibile invio di 250 uomini. «Se l’Italia avesse ragione di pensare che esistano dei rischi diretti per la sicurezza nazionale ovviamente saremmo pronti a fare i passi necessari» contro lo Stato islamico, ha aggiunto Pinotti per motivare un possibile intervento italiano nel paese. Il ministro ha anche aggiunto che per il momento non ci sono le condizioni per dare il via libera ad un intervento in Libia. Infine, l’inviato speciale Onu e mediatore nei colloqui di Skhrat, Martin Kobler, è volato a Mosca per incontrare le autorità russe e discutere del conflitto libico.