Arte in centro è un progetto curatoriale collettivo, diffuso in un museo a cielo aperto che si estende dalle vette del Gran Sasso fino alle spiagge dell’Adriatico. Quest’anno, per la prima volta, alcune realtà del territorio abruzzese e marchigiano, da sempre coinvolte nel campo dell’arte contemporanea – come la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso, l’Associazione Naca Arte di Teramo, l’Associazione Arte Contemporanea Picena di Ascoli Piceno, la Fondazione Fortezza Abruzzo di Civitella del Tronto, la Fondazione Aria operante ad Atri e Pescara e la Fondazione dei Musei Civici di Loreto Aprutino – hanno deciso di costruire e condividere un sistema integrato impegnato nella promozione di progetti culturali. Arte in centro ha debuttato con una vera e propria tournée di eventi e vernissage: a Loreto Aprutino con l’apertura di Loretoview, il primo Festival di Fotografia del Paesaggio in Italia, poi Teramo con la personale dedicata ad Enzo Cucchi a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini, e ancora Ascoli Piceno, con l’inaugurazione di Amalassunta collaudi. Dieci artisti e Licini, a cura di Christian Caliandro.
L’ultima delle mostre citate mette in campo un’operazione di rilettura di alcune opere di Osvaldo Licini da parte di dieci artisti contemporanei italiani e internazionali. L’atmosfera da officina richiamata dal titolo Amalassunta collaudi allude alla possibilità di «testare» un corpus di opere pittoriche contemporanee attraverso il confronto con la produzione dell’artista marchigiano; a loro volta le opere di Licini vengono collaudate sulle frequenze del presente tramite un processo di ri-scoperta che avviene con sguardi altri. Insoliti abbinamenti sono esposti nelle stanze del museo: gli scenari onirici dell’Olandese volante (1941)appeso alla falce di Luna dialogano col tratto secco e nitido di una mappa geografica, stampata su una lastra di onice retroilluminata, che luminosa e tagliente restituisce le geografie economiche della terra dei fuochi (Eugenio Tibaldi, Geografia economica 011, 2014). L’uso della comunicazione seriale, espressa nella sequenza di alcuni Studi e Composizioni di Licini (1932-1957) di dimensioni microscopiche, viene posta in dialogo con le opere di Christian Schwarzwald Graph (2013), che ricoprono un’intera parete del museo, in una successione di segni reiterati, in vari colori e su molteplici cornici. Le due facce di una parete, posta al centro del museo, declinano lo stesso tema attraverso epoche e sensibilità differenti: un lato mostra il Ritratto dello zio di Licini, mentre dall’altro la rappresentazione di un viso, quello dell’artista Giuseppe Teofilo, avviene attraverso una composizione di mollette da bucato (Maschera, 2013). Nell’ultima stanza due elementi scultorei rivestiti in lamiera sfidano una tra le più belle composizioni liciniane, una marina del 1948 in cui, come spiega il curatore, «l’astrazione del segno e la rarefazione del colore sembrano trasformare la rappresentazione in puro singificato». Forse i confronti più interessanti questi ultimi, in cui il collaudo tra le opere a confronto si carica di un grado ulteriore di complessità, ovvero la differenza del linguaggio espressivo, il superamento dell’esclusiva dimensione pittorica.
Non mancano opere sofisticate, come i collage di paesaggi di Marco Strappato o gli scenari pop di Michael Bevilacqua. Sorprende quanto in tale contesto, che vede l’esposizione permanente del museo Licini trasformata, fino al 28 settembre, in una rassegna di opere contemporanee di avanguardia, i quadri del pittore marchigiano si sentano assolutamente a loro agio, condividendo gli esiti artistici prodotti a distanza di molti anni. Lucido, privo di retorica o romanticismi, l’universo creativo di Licini rivela un’attualità dirompente a confronto con le opere di giovanissimi artisti, alcuni emergenti. Il confronto col mondo contemporaneo e l’introiezione di nuovi sguardi riaccende l’interesse e la consapevolezza verso il lascito di Licini conservato ad Ascoli Piceno, che meriterebbe entusiasmi e valorizzazioni degni dello spessore dell’artista. In questo senso, emerge l’intelligenza del progetto del curatore Caliandro e dell’Associazione Arte Contemporanea Picena, che parte da un patrimonio esistente rilanciandolo con potenzialità amplificate.