Un’altra bella tegola sull’immagine dell’Expo, e chissà che non possa riportare in piazza i milanesi (sarebbe il caso) dopo le proteste contro le devastazioni dei black block. Questa volta a essere “devastati”, almeno secondo quanto ipotizzano gli inquirenti, sarebbero i conti dell’erario, a causa di una maxi evasione fiscale di circa 1 milione di euro. Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa, è indagata per evasione fiscale e appropriazione indebita in qualità di presidente del cda della Bracco spa. L’indagine è stata chiusa ed è stato effettuato un sequestro da circa 1 milione di euro. L’ipotesi è che le fatture false siano servite in relazione a lavori su case private e barche.

In sostanza, sarebbero state presentate come fatture a carico della multinazionale farmaceutica di cui Bracco è presidente e ad (e quindi con regimi fiscali riservati alle imprese) documenti che invece facevano capo a lavori privati. Come si legge in un comunicato del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giordano Baggio, «è stato notificato avviso di conclusione delle indagini» a carico di Diana Bracco, di Pietro Mascherpa, presidente del Cda di Bracco Real Estate srl, e di due architetti dello studio Archilabo in Monza, Marco Pollastri e Simona Calcinaghi.

Bracco e Mascherpa sono accusati di evasione fiscale attraverso l’emissione di fatture false e di appropriazione indebita. Dalle indagini «è emerso che fatture» per oltre 3 milioni di euro, confluite nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali «presentate dalle società del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013», erano riferite «all’esecuzione di forniture o di prestazioni rese presso locali in uso alle medesime società ma effettivamente realizzate presso immobili e natanti di proprietà, ovvero nella disponibilità» di Diana Bracco e del marito defunto Roberto De Silva.

Lo scorso 5 marzo, si legge ancora nel comunicato, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Roberta Nunnari nei confronti di Diana Bracco per 1 milione e 42 mila euro «corrispondente all’importo totale dell’imposta complessivamente evasa per effetto dell’utilizzo delle predette fatture». Nella nota si legge infine che lo scorso 21 maggio «sono stati depositati» in Procura da parte della Gdf «i verbali di constatazione delle correlate violazioni di carattere amministrativo».

«Non c’è stata alcuna frode fiscale – replica il legale della presidente Bracco, Giuseppe Bana – Si tratta di contestazioni riguardanti l’inerenza all’attività di impresa di fatture, situazione non rilevante sotto il profilo penale, già definita con l’Agenzia delle Entrate con il ravvedimento operoso». «Siamo solo al termine delle indagini preliminari – conclude Bana – e non è stata ancora formulata la richiesta di rinvio a giudizio».

Cebion, Xamamina, Euclorina i marchi più noti dei farmaci Bracco, diffusi in 100 paesi. Il fatturato consolidato del gruppo è di 1 miliardo di euro.
Sono cinque gli immobili di proprietà di Diana Bracco, da Anacapri e Vence, in Provenza, dove sarebbero stati effettuati i lavori contestati. E ancora, case a Merate (Lecco), a Nizza Monferrato (Asti) e a Megeve (Alta Savoia). Secondo le accuse, le fatture per lavori di ristrutturazione e riqualificazione degli stabili che fanno parte del patrimonio personale di Diana Bracco venivano emesse con false causali, facendoli risultare, ad esempio, come acquisti di macchinari e materiale per aziende del gruppo Bracco.

In questo modo, si legge nel provvedimento dei pm, sarebbero state indicati «nelle dichiarazioni dei redditi e Iva delle società Bracco Spa, Bracco Imaging Spa, Bracco Real Estate Srl, Spin Spa e Ceber Srl» relative agli anni d’imposta tra il 2008 e il 2013 «elementi passivi fittizi per complessivi euro 3.064.435 con un’imposta evasa complessiva ai fini Ires e Iva di euro 1.042.114,70».

«C’è un possibile danno di immagine che deve essere valutato – ha commentato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia – Un conto è se c’è un ravvedimento attivo, un altro se ci sono risvolti penali, che il suo legale, che è di grandissima esperienza, ha escluso».