«In Grecia c’è una violazione sistematica dei diritti dei migranti. Il governo non garantisce loro assistenza adeguata né i ricongiungimenti familiari». Salvatore Fachile è un avvocato dell’associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) appena tornato dalla Grecia dove, insieme a quaranta operatori legali, ha ispezionato i campi allestiti da Atene per ospitare i circa 60 mila profughi e migranti presenti nel paese. Ha parlato con gli avvocati e gli operatori che ogni giorno sono a contatto con i profughi e verificata l’applicazione dell’accordo siglato a marzo dall’Unione europea con la Turchia. E il bilancio che stila è estremamente negativo. «L’unica cosa buona – afferma – è che di fatto non vengono eseguite le deportazioni in Turchia. La Grecia si accontenta che funzioni la parte turca dell’accordo siglato con Ankara, vale a dire il blocco totale della frontiera. Il timore delle autorità è che la Turchia possa riaprire i confini. In quel caso la Grecia si sentirebbe perduta e sarebbe disposta a mettere in gioco anche quelle poche garanzie che oggi riconosce ai richiedenti asilo».

Qual è la situazione nei campi?
Di violazione piena di ogni diritto. I campi formali, quelli gestiti dal governo, sono indecenti, privi di strutture e di reale supporto per i migranti. Lo stato non fornisce servizi, sostituito in questo dalle organizzazioni non governative o internazionali come l’Unhcr che però è sottodimensionato rispetto alle esigenze reali.

L’emergenza riguarda anche gli hotspot sulle isole
Guardi sono meno indecenti dei campi governativi su terra ferma e tutto sommato funzionano meno peggio.

Ma ci sono richiusi anche dei bambini.
E’ vero e a detta di alcuni anche in promiscuità con gli adulti, ma questo avviene anche nei campi governativi. E comunque questa è solo una delle violazioni, ce ne sono altre anche nei confronti degli adulti.

Ad esempio?
Ad esempio le forze dell’ordine riescono a garantire la sicurezza esterna dei campi da possibili attacchi razzisti, ma non riescono a garantire in alcun modo quella all’interno dei campi, dove può accadere qualsiasi cosa. Ci è stato raccontato del sequestro di un bambino siriano rilasciato solo in cambio di soldi pagati dalla famiglia.

Le autorità greche hanno da poco avviato un censimento dei migranti per raccogliere le richieste di asilo. Come sta procedendo?
Si tratta di una procedura di pre-identificazione avviata solo nelle città grandi e devo dire che funziona abbastanza velocemente. Consiste nell’identificazione senza impronte digitali. Alla persona viene consegnato un foglio con la fotografia in cui si dichiara una condizione di inespellibilità. Vale un anno e non ti consente di lavorare ma di essere considerato un aspirante richiedente asilo e quindi di non essere richiuso in un campo detentivo. Consideri però che si tratta di una possibilità offerta solo a chi si trova in un campo governativo, dove non tutti vogliono trasferirsi.

Si può parlare di trattamento disumano nei confronti dei migranti?
Sicuramente, almeno per quanto riguarda l’accoglienza. Già in passato la Grecia è stata condannata per violazione dell’articolo 3 della carta europea dei diritti dell’uomo per trattamenti disumani in relazione all’accoglienza. E questo vale anche oggi, tant’è vero che la Grecia continua a essere considerato paese non sicuro.

Esistono i presupposti per un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo?
Ce ne sono tanti. Innanzi tutto per il fatto che i minori, anche in presenza di familiari in altri paesi europei, non possono muoversi dalla Grecia perché non vengono prese in considerazione le richieste di ricongiungimento familiare. Questo in violazione del regolamento di Dublino, ma anche della carta europea dei diritti dell’uomo. Ma potrebbero esserci anche i presupposti di un ricorso per quanto riguarda la limitazione della libertà personale, visto che ai migranti che si trovano sulle isole viene vietato di uscire dalle isole stesse.