Gli attacchi di venerdì a Ouagadougou portano la firma di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), che in un comunicato ufficiale avrebbe attribuito l’operato ad Al Mourabatoune, una sua katiba (gruppo affiliato) comandata da Mokhtar Belmokhtar.

Aqmi rappresenta una delle più serie minacce nella zona sahelo-sahariana. Nato nel 2007 dalle ceneri del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc), questo movimento associato ad Al Qaeda ha lo scopo di instaurare un califfato regolato dalla sharia nell’intera regione a cavallo tra il Maghreb e il Sahara. Guidata dall’emiro Abdelmalek Droukdel, finanzierebbe la sua attività attraverso il traffico di uomini, armi, droga e il rapimento di ostaggi (ultimo in ordine di tempo quello di una missionaria svizzera a Timbuctù, nel nord del Mali).

Per quest’ultimo attentato Aqmi si è servita di Al Mourabatoune, movimento minore guidato da uno dei protagonisti della jihad in Africa Occidentale. Conosciuto anche come «il guercio» per via di un occhio di vetro, la figura di Belmokhtar continua ad essere avvolta da un alone di mistero, viste le tante informazioni discordanti che da anni circolano sul suo conto.

Dato più volte per morto nel corso della sua sanguinosa carriera, questo quarantenne di origini algerine ha mosso i suoi primi passi nella jihad in Afghanistan nei primi anni ‘90, per poi rientrare nel suo paese d’origine e continuare l’attività terroristica. Allo scoppio della crisi maliana nel 2012 si avvicina ad Aqmi ma le discordanze con Droukdel lo spingono ad allontanarsi e a creare una sua fazione chiamata «I firmatari con il sangue».

Nell’estate del 2013, grazie a una fusione con il Movimento per l’unicità della jihad in Africa Occidentale (Mujao), forma Al Mourabitoune (la «sentinella»). Alla testa di questa nuova fazione, Belmokhtar attacca un impianto di estrazione del gas a In Amenas, nell’est dell’Algeria, provocando la morte di una trentina di ostaggi. Solamente alla fine dello scorso anno c’è stato un riavvicinamento con Aqmi, annunciato attraverso un messaggio audio pronunciato dallo stesso Droukdel. Proprio insieme ai suoi antichi avversari, il 20 novembre Belmokhtar ha condotto l’attacco all’hotel Radisson Blu a Bamako, capitale del Mali, dove hanno perso la vita 22 persone.

La scelta di riunirsi ai vecchi rivali sarebbe sopraggiunta in seguito al rifiuto da parte del “guercio” di rientrare nelle file dell’Isis, restando così fedele ad Al Qaeda. Una mossa, questa, che gli è valsa un mandato di cattura da parte dello Stato Islamico, che male avrebbe digerito il rifiuto del terrorista algerino.

Colpendo per la prima volta la capitale del Burkina Faso, Aqmi ha voluto estendere la sua zona d’azione in un paese limitrofo e politicamente fragile. Un messaggio chiaro indirizzato alle forze occidentali (in primis la Francia) e agli avversari dell’Isis con cui si stanno contenendo il controllo della regione.

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